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giovedì 25 marzo 2010

Le Paoline accusate di plagio - 2

Conclusa l'analisi riguardante il capitolo con la dichiarazione giurata di Lawrence Woodcraft, ritengo interessante dare un'occhiata anche a un altro capitolo, l’8°, contenente la testimonianza di Giacomo Sotgia. È un’intervista ed è in italiano, quindi non sono in gioco diritti di traduzione. Trattandosi di una testimonianza raccolta direttamente dall’autore Alberto Laggia, non dovrebbero esserci problemi, ma le cose non stanno così. Stando alle recenti dichiarazioni di Giacomo fatte su un forum dedicato a Scientology, pare che interviste lui non ne abbia mai rilasciate: Laggia non lo avrebbe neppure mai incontrato. Inoltre, il testo della finta intervista pubblicata sul libro delle Ediz. Paoline è identico al racconto scritto e pubblicato da Martini sul proprio sito nel maggio 2008. La versione cartacea risulta ampiamente ridotta rispetto all’originale, ma il testo rimanente è indiscutibilmente costituito da pezzi di quello pubblicato nel 2008 (con le consuete marginali modifiche come nel testo precedente).

Anche per questa finta intervista di Laggia ho evidenziato in rosso le parti perfettamente identiche e sovrapponibili a quanto pubblicato da Martini, e questo è il risultato (relativamente alle prime 2 pagine):
«Insomma, sono tra coloro in Scientology che ci hanno creduto fino in fondo. E per questo nel dicembre 2006 ho subito un dissesto finanziario che ha coinvolto non solo due mie aziende, ma anche quella di mio fratello (ancora scientologo), e alcune altre ditte con le quali collaboravo.   Ci ho creduto a tal punto che quando ho scoperto l’inganno ho pensato seriamente di farla finita. Ci ho anche provato. Non si trattava però di disperazione per il fallimento finanziario, ma di un malessere infinitamente

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più profondo e intimo. Poi ho reagito e mi sono ribellato. Internet, i siti anti-sette, free.it.religioni.scientology e le controverse notizie di cronaca provenienti da varie parti del mondo sull'organizzazione m’hanno fatto aprire gli occhi. E dopo una convalescenzadurata un anno e mezzo, fatta di letture e di idee che a poco a poco si chiarivano, ho deciso di prendere una posizione netta rispetto a Scientology. Non sono un “fanatico antireligioso” e nemmeno un “apostata” espulso che vuole a tutti i costi attaccare Scientology. Non sono stato espulso,sono stato dichiarato SP (persona soppressiva*).

Mi sono convinto, dopo anni di esperienza, che questo culto sia una specie di inganno: spirituale, mentale e finanziario. E chi riesce a liberarsene ne esce, comunque, con le ossa rotte. Se fosse possibile “disconnettere” da Scientology con facilità e senza traumi non sarebbe un problema. Ma quella che io definisco “la trappola Scientology” è molto più complessa, perché penetra nella mente e nella coscienza, le stravolge, le plagia.
Scientology non è ciò che dice di essere, nascondendosi dietro una facciata di buone intenzioni e grandi “scopi umanitari". Mi sono reso conto solo dopo otto anni di fedele militanza che quanto ho acquistato, a un esorbitante costo monetario ed emotivo, non è nulla di più che un pannicello caldo, un miraggio nel deserto. «All’organizzazione non importa di farti diventare clear o OT, quegli “stati spirituali” che secondo dottrina fanno davvero la differenza tra vivere in eterno e precipitare nell’oblio. In realtà si tratta di semplici “onorificenze”, status sociali che hanno valore solo all’interno del gruppo e che vengono raggiunti unicamente

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pagando. Che si tratti di denaro o di abnegazione alla causa è pur sempre un prezzo, e decisamente alto, per farti versare il quale premono costantemente sullo stesso tasto: il senso di colpa. Se la tua vita non va bene, se prima avevi successo e adesso sei nei guai, a loro non importa. È semplicemente colpa tua. Sei tu che hai causato la tua condizione. Durante tutta la mia affiliazione l'unico modo per ottenere qualcosa da me è sempre stato farmi sentire in colpa, farmi sentire inadeguato, sbagliato. Può capitare, allora, che persone che fino al giorno prima ti osannavano dicendoti che eri “un essere di valore”, il giorno dopo nemmeno ti salutino, solo perché non hai più soldi da spendere. Ma se riuscirai a riprenderti economicamente ti cercheranno di nuovo per “rimetterti sullo scopo” (aiutare a diffondere Scientology) e venderti ulteriori corsi, servizi, materiali, conferenze in grado di cambiarti la vita, di sottrarti alla “spirale discendente" e donarti l'eternità. Ed è quanto io ho sperimentato più di una volta. E alla fine stavo quasi perdendo me stesso. Moltissimi si avvicinano a Scientology grazie al libro Dianetics. In esso, Ron Hubbard parla dell’auditing come di unaterapia, cioè di una cura capace di “cancellare il dolore dal pensiero ” e di renderti un essere razionale ecausativo. Nonostante Dianetics sia ancora un requisito di studio per accedere ai corsi di Scientology e sia parte integrante di quest'ultima, ai più sfugge una forte contraddizione: in Dianetics si sostiene che l’auditor non è interessato a ciò che il “prechiaro” (colui che non è ancora clear) ha fatto, ma a ciò che a lui è stato fatto. Nell’auditing di Scientology, però, non si dà
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Anche in questo caso una semplice occhiata è sufficiente per farsi un’opinione sul fatto che quella pubblicata sul libro delle Paoline (a fine 2009) sia una intervista vera, o sia un copia e incolla di quanto pubblicato dal sito di Martini (nel 2008). Su un totale di 630 parole, quelle non perfettamente coincidenti sono appena 87. Sarebbero ancora meno – 84 – se dalla frase originale (“Internet, Allarme Scientology, free.it.religioni.scientology…”) l’odiato Allarme Scientology non fosse stato "sbianchettato" e sostituito con "i siti anti-sette".

C'è poi un aspetto interessante che spiega l'acrimonia della Gardini. Nella versione pubblicata nel 2008 da Martini, Sotgia ringrazia pubblicamente 3 persone: Maria Pia Gardini per i consigli, Martini per il sito Allarme Scientology e Alessia Guidi (il nickname usato da Martini sul forum) per avere "pazientemente rieditato il mio scritto originale - molto di getto - dandogli forma e leggibilità." In pratica Giacomo ringrazia Martini due volte e ci informa che la storia riguarda lui ma è stata scritta da Martini. Averla riportata su un libro senza citare il vero autore è sicuramente scorretto. Avere deliberatamente sostituito la citazione “Allarme Scientology” con il generico “i siti anti-sette” fa torto alla professionalità e all'onestà di un giornalista serio.

Concludo questi pensieri sul libro "Il coraggio di parlare" con alcune considerazioni in merito all'operazione editoriale nel suo complesso.

Oltre all’autore Alberto Laggia, in copertina figura anche Maria Pia Gardini in veste di curatrice, il che è decisamente incomprensibile: il “curatore” è chi organizza una raccolta di articoli di altri autori, oppure organizza e pubblica materiale di un autore scomparso (o che comunque non può autonomamente curare l’edizione del volume). Laggia è vivo ed è perfettamente in grado di badare a sé stesso; a cosa serve quindi un "curatore"? Difficile non pensare che le Paoline abbiano messo in copertina il nome reso celebre dal finanziere scomparso nel ’93 che è un nome che fa vendere. Una scelta editoriale poco rispettosa del lettore-cliente.

Il libro si presenta come un’opera di informazione sul pericolo Scientology. Pretendere di fare informare sulla Chiesa di Scientology e non citare nemmeno una volta il sito web Allarme Scientology, la fonte più autorevole in lingua italiana (e dopo averne plagiato due interi capitoli), sarebbe come pubblicare un libro che vuole informare sulle truffe del paranormale e non menzionare il CICAP. Costituisce un danno (incomprensibile) per chi acquista il libro che non può che squalificare il libro, chi lo ha firmato e chi lo ha pubblicato.

Al prezzo di 16 Euro vengono offerte le storie di 14 fuoriusciti. Di queste 14, solo 3 sono inedite: 9 sono disponibili da anni (gratuitamente) sul sito Allarme Scientology, una è già stata pubblicata su un altro libro ("Il libro nero delle sette") e una sulla rivista ("Oggi"). In pratica è un'operazione editoriale che propone materiale "usato" in cambio di sodi "nuovi". Ancora una volta non mi pare che possa considerarsi una scelta rispettosa per il lettore-cliente e sorprende che le Paoline si prestino a tali bassezze commerciali.

E già che siamo in argomento "fare soldi" è il momento di parlare di quel brano del post della Gardini che in precedenza ho tagliato (vedi il cap. 1).

A conclusione del suo intervento, la Gardini scrive: "Ora io voreri (sic) sapere cosa vuole lei dalle Paoline........soldi?????"

Rivolta a Martini, l'accusa di venalità è estremamente fuori luogo; fatta dalla Gardini è meschina.

Martini: è impegnata da anni a creare una biblioteca di informazione che ha raggiunto dimensioni enormi. Senza essere pagata da nessuno e mettendo il suo lavoro gratuitamente a disposizioni di tutti (disponibilità vergognosamente sfruttata da associazioni "anti-sette" che, al contrario, informazione non ne fanno, ma infarciscono i loro insignificanti siti-web con materiale prodotto o tradotto da Martini). Martini ha sempre collaborato gratuitamente con giornalisti di quotidiani e periodici (che poi si sono fatti pagare per l'articolo scritto). Caso ormai rarissimo, nel suo sito non c'è nessuna pubblicità: chi vuole usufruire del suo lavoro, non deve neppure scomodarsi per chiudere il banner pubblicitario che compare ormai ovunque (persino il sito istituzionale della RAI pubblicizza detersivi, purganti e assorbenti con le ali). Martini ha sempre pagato di tasca sua le spese del provider, che fino a poco tempo fa costituiva una spesa ingente, come ha pagato di tasca sua il viaggio in Belgio quando era stata invitata dalla Fecris a un suo congresso, invito che prevedeva un rimborso che Martini ha donato a un'associazione, così come il compenso per la traduzione in italiano degli atti del convegno della Fecris. Accusare Martini di essere interessata ai soldi è un'idiozia.

Gardini: per partecipare ai convegni della Fecris si è fatta pagare, così come per alcune traduzioni (di qualità discutibile avendo tradotto "boatos" con "boati"). In una intervista alla TV svizzera del 17 gennaio 2010 (visibile anche sul sito dell'Aris Toscana di cui la Gardini è l'esponente di maggior spicco) ha dichiarato:
Intervistatore: Come vive oggi finanziariamente?
Gardini: Ho la pensione, faccio delle interviste, faccio delle conferenze.
Le interviste riguardano ovviamente la sua esperienza in Scientology. Le "conferenze" sono le presentazioni del suo libro. In conclusione, la "battaglia" contro Scientology è per la Gardini un mestiere con cui fare soldi. Si fa pagare per concedere interviste e persino per fare pubblicità al libro dove compare il suo nome! Per la Gardini non è prioritario fare una corretta informazione: con i suoi denigranti interventi sui forum spesso pieni di "Stupidology", "$cientology", lei si propone per "combattere" a pagamento. E se non la pagano lei non combatte. Non è illegale, è un mestiere come un altro. Ma è ipocrisia se accusa altri di essere venali, è un'accusa meschina se rivolta a Martini.

Rimane infine un aspetto piuttosto scabroso: l'autorevolezza delle dichiarazioni della Gardini. Emblematica è un'affermazione che troviamo nell'intervista alla TV svizzera appena citata. Quando l'intervistatore presenta i due libri "I miei anni in Scientology - Colloquio con Alberto Laggia" e "Il coraggio di parlare", la Gardini interviene così:

"Anzitutto vorrei dire che l'ho scritto io anche il secondo."

Chi ha avuto modo di leggere quanto (e come) scrive la Gardini sul forum, potrà rendersi conto di quanto non sia verosimile che la vera autrice dei due libri sia la Gardini.



Le Paoline accusate di plagio - 1

La notizia è sorprendente: la casa editrice Edizioni Paoline sarebbe accusata plagio. Avrebbe pubblicate un libro contenente materiale copiato da un sito web. Il libro sotto accusa è "Il coraggio di parlare", di Alberto Laggia uscito nel 2009, che tratta di fuoriusciti di Scientology.

A subire il plagio è il gestore del sito web Allarme Scientology: l'intero capitolo del libro contenente la dichiarazione di Lawrence Woodcraft sarebbe una copia della traduzione in italiano pubblicata sul sito web nel 2001 all'indirizzo http://xenu.com-it.net/txt/asbesto.htm

La notizia è stata diffusa da M. Pia Gardini, esponente di spicco dell'ARIS, con un post che riporto (con un copia e incolla) da un forum di ex di Scientology (ho solo tolto il finale perché inutilmente scortese):

Date: Thu, 11 Feb 2010 08:38:48
From: Mariapia Gardini
To: exscn@googlegroups.com

Le PAOLINE hanno ricevuto una raccomandata dall'avvovato dei Simonetta PO che dice che per il capitolo riguardante Lawrence Woodcraft ci siamo avvalsi della sua traduzione in italiano del pezzo. Somonetta sa che sia io che Alberto laggia conosciamo bene l'inglese allora faccio presente quanto segue.
1) Abbiamo tradotto direttamente dall'inglese anche dal VIDEO che io ho di Lawrence i cui c'è il suo affidvit e il mio..Video fatto al LISA MCOHERSON TRUST nel 2001 quando entranbi eravamo lì.
2) Lei dice che la trduzione è come la sua salvo alcune parole.Certo:l'affidavit notarizzato in America è come una dichiarazione giurata in Italia e traducendo NON si può cambiare NULLA perchè è un atto pubblico,quindi a parte quanche parola tradotta in modo diverso quello è e quello rimane.
3) Noi abbiamo la liberatoria di Lawrence a pubblicare.
4) Io ho telefonato a Lawrence per chiedergli se con oscesse Simonetta o Martini e lui ha detto che non la conosceva,ha anche detto che nessuno mai gli aveva detto che il suo affidacit era stato tradotto in italiano,si è molto meravigliato.

Che Martini abbia mantenuto un totale riserbo sull'incresciosa vicenda, benché sia la vittima del sopruso, non deve sorprendere: in dieci anni di presenza sui forum e di gestione del sito la sua correttezza impeccabile non è mai venuta meno. È facile ipotizzare che volesse lasciare alle Paoline la possibilità di chiarire la situazione prima di creare loro imbarazzo.

Che la Gardini si sia precipitata a divulgare la notizia, benché avesse tutto l'interesse a tacere poiché getta discredito su di lei, su Laggia e sulla casa editrice, non deve sorprendere: due anni di presenza sui forum mostrano che si tratta di un atteggiamento perfettamente in linea con il personaggio.

Per quanto riguarda invece il contenuto del post, la Gardini si dilunga in cose senza alcuna attinenza con la questione. Una sola frase è pertinente: quella con cui cerca di giustificare la somiglianza dei 2 testi. Secondo la Gardini le 2 traduzioni sono simili perché essendo un documento ufficiale “non si può cambiare nulla”.

Che la traduzione di un affidavit debba essere particolarmente fedele all'originale è una banalità, ma chiunque abbia fatto delle traduzioni sa che l’affermazione della Gardini è una sciocchezza.

Bisogna considerare che il tradurre non è un'azione con una corrispondenza "uno a uno", ossia non è che a una parola straniera corrisponda uno specifico vocabolo italiano. Il compito del traduttore consiste nel comprendere il significato di una frase scritta in una certa lingua ed esporla con parole proprie in un'altra lingua. Di conseguenza la versione tradotta sarà il risultato delle capacità espressive del traduttore e del suo stile espositivo (naturalmente fatto salvo il rispetto del significato del testo originale, altrimenti non è una traduzione ma uno sgorbio). È quindi impossibile che due traduttori usino le stesse identiche parole e strutture sintattiche dovendo tradurre lo stesso testo.

Un esempio di questa non sovrapponibilità delle traduzioni di 2 traduttori l'ho trovato in due edizioni di uno stesso libro: "Introduzione all'Etica di Scientology". Hanno la stessa copertina, ma una è del 1989 e una del 1998. Si tratta di 2 edizioni ufficiali di Scientology, pubblicate entrambe dalla stessa casa editrice (New Era). Ma la cosa più importante da sottolineare è che la "sacralità" del verbo di L. Ron Hubbard obbliga il traduttore a un rigore e un'aderenza al testo originale non minore di quello richiesto nella traduzione di una dichiarazione giurata.

Il confronto dei due testi può fermarsi già al primo paragrafo, il cui risultato è quello sotto illustrato. Le parole in rosso sono quelle che nelle due versioni non corrispondono.

(cliccare sull'immagine per ingrandirla)

Nei due testi, composti rispettivamente di 182 e di 195 parole, appena 88 parole sono uguali. Molto meno della metà. Pur esprimendo gli stessi identici concetti, la forma espositiva cambia in modo sostanziale.

Fatta questa premessa, vediamo cosa si ottiene confrontando il testo tradotto da Martini e quello tradotto da Laggia e pubblicato dalle Edizioni Paoline. Mentre il confronto precedente serviva a mettere in rilievo le diversità di 2 traduzioni dello stesso testo ed erano quindi in rosso le parole non uguali, in questo secondo caso ciò che interessa è il grado di uguaglianza dei due testi. Ho quindi messo in rosso le parti che sono perfettamente coincidenti e sovrapponibili. Le parti in rosa sono espressioni coincidenti nella forma con una collocazione diversa all’interno della frase. Il risultato - che chiunque può verificare direttamente - è quello sotto riportato, di cui riporto la parte iniziale, perché non vorrei che pubblicandolo interamente su internet le Paoline mi accusassero di "plagio di un testo copiato da internet":

La seguente dichiarazione deriva dalla mia conoscenza personale dei fatti, e se citato potrò testimoniare con competenza. Il mio nome è Lawrence Woodcraft. Sono cittadino britannico, residente negli Stati Uniti d’America. Sono un ex membro della Sea Organization della chiesa di Scientology. Nel settembre del 1986 sono entrato nella Sea Organization alla Flag Land Base di Clearwater, Florida. In precedenza, dal 1975, avevo lavorato come architetto a Londra, in Inghilterra.
Nel febbraio del 1987 la Sea Organization mi chiese di lavorare per loro a un progetto. Avevano appena acquistato una nave da crociera chiamata La Bohème, di proprietà della Commodore Cruise Lines. La ribattezzarono col nome di Freewinds, e la sua gestione fu affidata alla Majestic Cruise Lines per conto della chiesa di Scientology. Mi fu richiesto di salire su questa nave e preparare un progetto dettagliato per la ristrutturazione delle cabine e di altri locali.
I designer interni della chiesa avevano preparato alcuni schizzi di come avrebbero voluto l’intervento, e ora avevano bisogno di un progetto dettagliato per l’effettiva costruzione. I progetti erano ambiziosi: volevano convertire il salone ristorante in aule per la consegna dei corsi di OT8, e trasformare in ristorante uno dei saloni. Tutte le cabine dovevano essere rinnovate, e in alcuni casi se ne dovevano unire due o tre per creare delle suite. Altre cabine dovevano diventare uffici della IAS (International Association of Scientologist). In breve, in qualche modo tutti gli spazi della nave dovevano essere riconvertiti o ammodernati.
Presi l’aereo per raggiungere la Freewinds che si trovava ormeggiata, in gran segreto, all’isola di Curaçao, nei Caraibi. Mi spiegarono che la nave si trovava in una località segreta e non sarebbe mai stata condotta in acque territoriali statunitensi, perché c’era la possibilità che venisse sequestrata dalle autorità, per le tasse che la chiesa doveva all'IRS. All'epoca si trovavano verosimilmente a bordo circa cento membri della Sea Org che stavano lavorando per sistemare gli alloggi dell'equipaggio, o erano impegnati in riparazioni di vario tipo oppure nell’addestramento nautico eccetera. Ero in compagnia di Steve Kisacky, definito Remo; I. C. (incaricato del rinnovo), sebbene non avesse alcuna qualifica o speciale conoscenza navale. Io dovevo essere l’architetto della nave.
Un giorno andammo in una delle cabine che versava in condizioni assai critiche. Steve prese un martello e rimosse una sezione di vernice dalla parete di acciaio esterna, per vedere come era stata costruita. Sotto lo strato di vernice notai una sostanza fibrosa e polverosa di colore blu dello spessore di circa un pollice e mezzo [4 cm, nda]. Gli dissi che pensavo fosse amianto, che è una sostanza pericolosa, le cui fibre non possono essere liberate in aria. Steve rispose che non pensava si trattasse di amianto, e che non c’era pericolo.
Da studente di architettura nel Regno Unito (all’università di Nottingham), avevo frequentato lezioni sui pericoli dell’amianto. Avevamo appreso che prima del 1970 l’amianto veniva comunemente usato nelle costruzioni come isolante termico e antincendio. Poi venne dichiarato sostanza cancerogena, pericolosa al punto che una singola microscopica particella era come un piccolo uncino che, una volta respirato, si attaccava alla pleura dei polmoni. E lì poteva rimanervi anche per vent’anni e poi, nelle giuste condizioni, causare il cancro polmonare. Ci venne insegnato che non esisteva un livello d’esposizione di sicurezza; qualsiasi esposizione era potenzialmente mortale. Ci venne anche insegnato che l’amianto poteva essere presente nelle coperture dei soffitti, dei pavimenti, dei tetti, negli impianti di isolamento dei tubi del riscaldamento e idraulici. Ci spiegarono come riconoscerlo e, se l’avessimo scoperto nei vecchi edifici, che si doveva chiamare un'impresa specializzata in bonifiche.

Non c'è molto da dire. Su 581 parole di questa parte iniziale, quasi la totalità - 511 - sono perfettamente identiche e sovrapponibili in entrambe le versioni. Nell'esempio precedente erano molto meno della metà. Non vi possono essere dubbi: il testo contenuto nel libro pubblicato dalle Paoline è la traduzione di Martini a cui Laggia ha fatto qualche ritocco.

La questione plagio o non plagio potrebbe chiudersi qui, ma c'è dell'altro. È stata fatta una analisi delle due traduzioni in cui vengono rilevati molti particolari decisamente imbarazzanti (per l'autore del libro e le Edizioni Paoline). Si tratta di una relazione lunga 12 pagine in cui sono analizzate le peculiarità della traduzione di Martini che compaiono perfettamente identiche in quella di Laggia. Di queste 12 pagine riporto solo alcuni punti. (Qui l’originale in inglese)

"l'amianto poteva essere presente nelle ricoperture dei soffitti, dei pavimenti, dei tetti e negli impianti di isolamento dei tubi del riscaldamento e idraulici"

Questa frase contiene un errore di traduzione. L’originale é “heating and pipe insulation”, letteralmente “isolamento del riscaldamento e idraulico”. Per un’esposizione più appropriata, un traduttore può renderla con “negli isolamenti degli impianti di riscaldamento e idraulici”, tuttavia “l’impianto” è quello del riscaldamento (e quello idraulico), non certo quello di isolamento, che impianto non è, ma solo una copertura. Questo errore compare identico in entrambe le versioni in italiano, e non è plausibile che due diversi traduttori commettano lo stesso identico errore.

"che negli anni '60 faceva servizio tra South Hampton, Inghilterra, e New York, conteneva talmente tanto amianto che era stato impossibile raschiarlo via."

L’originale è "... which I remember operating between South Hampton, England and New York in the sixties". Ossia "che ricordo operava tra". Benché la Gardini dica indignata che "NON si può cambiare NULLA", entrambe le versioni hanno eliminato "I remember" e entrambe hanno sostituito "operava" con "faceva servizio". Inoltre nell’originale "negli anni ‘60" è alla fine della frase mentre in italiano viene spostato all’inizio. Tutte scelte legittime (a parte quella di eliminare "I remember"), ma chiaramente dipendenti dallo stile espositivo personale del traduttore. Difficile ipotizzabile che due diversi traduttori le facciano perfettamente identiche. Ma c'è una cosa molto più eclatante: il testo originale continua con la frase "even though it container thousands of tons of valuable steel" ("anche se conteneva tonnellate di prezioso acciaio"), frase che manca completamente in entrambe le versioni italiane. Si può ipotizzare che il primo traduttore l'abbia omessa a causa di una svista, ma il secondo "traduttore"? Anche lui ha casualmente commesso la stessa svista nello stesso punto?

Il caso più clamoroso è probabilmente il seguente: "e gli addetti dell’impresa erano molto scontenti."

La frase contiene vari piccoli errori. L’originale è: “and the ship refit contractors were very unhappy;”. Ad essere scontenti erano i contractors, che significa “contraente, appaltatore, imprenditore, impresario, fornitore”, quindi la dirigenza dell’impresa, non gli addetti. Inoltre nell'originale inglese dopo il punto e virgola la frase continua con altre due frasi entrambe omesse nelle 2 versioni in italiano: "they would even sleep in their cabins wearing masks. After a few weeks, they left the ship." ("avrebbero dovuto dormire nelle cabine indossando delle maschere. Dopo alcune settimane, lasciarono la nave"). Alla faccia del "NON si può cambiare NULLA" urlato della Gardini: il testo ne risulta compromesso, poiché nella versione italiana non si comprende appieno il senso degli eventi successivi. È ovvio che si tratta di una svista del primo traduttore che, forse interrotto per esempio da una telefonata, ha ripreso la traduzione saltando una riga, ma è evidente che il secondo "traduttore" si è limitato ad apportare qualche modifica al testo in italiano pubblicato di Martini.

Ancora una anomalia rivelatrice: "L'impresa inviò dalla Florida circa 40 tra carpentieri e operai vari."

Nell’originale, "The company sent about 40 carpenters and other workers to the ship from Miami.", si parla di Miami, non di Florida e così come nella traduzione di Martini, anche nella finta traduzione di Laggia – così attento alla fedeltà all’originale – viene fatta questa scelta traduttiva così inappropriata.

Quando la Gardini sostiene che del testo originale non si può cambiale nulla, per "testo originale" probabilmente intende la traduzione di Martini.

L’elenco delle peculiarità presenti nella traduzione di Martini e riportate fedelmente nel testo di Laggia è lunghissimo. Analizza principalmente quelle che sono chiaramente scelte stilistiche personali compiute dal traduttore, come per esempio fondere in una frase unica quello che nell’originale viene esposto in due frasi separate o viceversa, l’uso di termini ricercati, invertire la struttura della frase originale da passiva a attiva o viceversa, e così di seguito, insieme a imprecisioni o altri piccoli errori sempre perfettamente combacianti.

Chiarita la questione riguardante il capitolo con la dichiarazione di Woodcraft, gli appunti da muovere al libro di Laggia non finiscono qui, e li vedremo nel prossimo capitolo.