giovedì 15 marzo 2012

Intervista a Maria P. Gardini cap. 5

La terza affermazione che troviamo nell'intervista alla TV svizzera è:
"in Scientology è facile entrare, ma se ha dei soldi è difficilissimo uscire, difficilissimo".
È una considerazione poco rilevante, ma ha una particolarità significativa: è vera solo a metà. È vero che è facile entrare in Scientology, è falso che per chi è benestante sia più difficile uscire rispetto a chi non lo è.

Scientology non si arrende facilmente con chi se ne vuole andare, tutt'altro, va però ricordato che le maggiori difficoltà ad andarsene l'affiliato le incontra nella propria testa. Nessuno si sveglia una mattina con la certezza che sia tutta un'illusione. In genere si lascia Scientology a causa delle continue pressioni psicologiche che arrivano ad essere vessatorie e per il senso di plumbeo soffocamento con cui la struttura opprime gli adepti. Ma la permanenza nel movimento fa maturare la convinzione che la dottrina sia una conoscenza di valore inestimabile. È una convinzione che non svanisce in una notte. Lo spiega anche la Gardini, ammettendo che spesso qualcuno "è uscito da scientology con il piedi ma non con la testa" (exscn). E questo vale anche per chi non "ha dei soldi".

È proprio su questa antinomia, sul timore di gettare al vento la possibilità della propria salvezza, sul senso di colpa causato dall'abbandonare un movimento che rappresenta l'unica possibilità di riscatto per "l'intero futuro agonizzante di questo pianeta", un futuro che riguarda "ogni singolo Uomo, Donna e Bambino" (KSW), che Scientology fa leva per persuadere l'adepto a non abbandonare il gruppo. Se lo scientologo non fosse tormentato da questi dubbi e sensi di colpa, una persona disillusa semplicemente si chiederebbe con stupore cosa ci stia a fare in mezzo a quella banda di matti e se ne andrebbe senza indugio.

Come per tutti gli altri, è per la convinzione che la tecnologia di "Scemology" sia di inestimabile valore, è perché voleva continuare a "essere una buona scientologista" (affidavit), che nel dicembre del 1991, oltre un anno dopo la scomparsa della figlia, Maria Pia Gardini fa una donazione di 30 mila dollari. È perché "l'Italia era veramente giù e avrebbe potuto essere il primo paese Clear" che poi ne dona altri 50 mila. Ed è sempre perché si continua a credere in Scientology nonostante le incazzature con i superiori e nonostante le delusioni dei livelli OT, che un anno e mezzo dopo la scomparsa della figlia "nella primavera del 1992 tornai a Flag. Il giorno successivo il mio arrivo mi rimisi al lavoro come auditor".

Le donazioni in denaro e la dedizione a Scientology continueranno fino alla fine del 1994, quattro anni dopo la morte della figlia. Per tutti è difficile lasciare il gruppo, la Gardini non è più eroica né più vittima degli altri.

(continua)