venerdì 14 dicembre 2012

L'autorevolezza di Lorita Tinelli - cap. 4


La percezione della realtà


Ho lasciato passare un po' di tempo dall'ultimo post, per dare modo alla dr.ssa Tinelli di presentare una nuova querela. Ora possiamo riprendere il discorso. 

Nell'intervento precedente abbiamo cercato di analizzare un quesito, avanzato anche in altri blog, che riguarda la presidente della associazione carismatica CESAP. È un interrogativo che si riassume nella domanda: la Tinelli c'è o ci fa?

Su questo interrogativo, vedremo ora un documento che non mancherà di stupire e che offre un ulteriore elemento di valutazione a quanto già rilevato (anche in altre pagine web). Si tratta di un esposto che nel 2007 Lorita Tinelli inviò al pubblico ministero che all'epoca stava istruendo il cosiddetto "processo Arkeon", un processo promosso dalla Tinelli stessa e che per quanto riguarda i reati di natura "settaria", cioè quelli che la presidente del CESAP attribuiva ad Arkeon in quanto "psicosetta", si è concluso con l'assoluzione piena per tutti gli imputati.

Ho ricevuto l'esposto della Tinelli diverso tempo fa, ma contiene delle affermazioni talmente insensate, che ho sospettato trattarsi di un tranello, un tentativo di farmi attribuire alla presidente del CeSAP delle stupidaggini inesistenti, al fine di potermi poi querelare.

Piuttosto diffidente, ho cercato dei riscontri e sorpresa! è tutto vero. Vediamo quindi questo documento così singolare (visibile in coda a questo post).

Con il solito tono vittimistico, la Tinelli scrive al PM per segnalare dei "tentativi di intimidazione" di cui sarebbe vittima insieme agli altri testimoni d'accusa. A un certo punto, in merito a questi testimoni Lorita Tinelli scrive:
Uno di loro, Mons. L. M., inviò un fax alla DIGOS di Bari, all'attenzione dell'Ispettore ***, nel quale raccontava il tentativo di Moccia di intimidirlo durante un convegno a Gubbio nel Giugno 2006.

Intimidire un testimone di un procedimento giudiziario è una pratica che istintivamente associamo a un'organizzazione malavitosa. Ma prima di indignarci per l'odiosa prepotenza, sarà meglio verificare cosa dichiara il prelato in merito al "tentativo di intimidirlo". L'esperienza insegna che le dichiarazioni della Tinelli vanno prese con cautela. (Data la scadente qualità del fax, per comodità di lettura lo trascrivo, ma è comunque visibile in formato immagine subito sotto alla trascrizione):
Alla cortese attenzione della signora Lorita Tinelli e del Dott. ***, Ispettore Digos Bari.

Dichiarazione per la signora Lorita Tinelli: "All'affermazione che io, a Gubbio, avrei salutato e dato la mano a Vito Carlo Moccia rispondo che, non avendolo mai visto in precedenza, l'ho fatto scambiandolo per uno del GRIS di Bergamo, che non vedevo da anni; l'ho fatto, ripeto, senza riconoscerne e valutarne l'identità, e come risposta al suo tendermi la mano in quella ressa festosa, un vero assalto cordiale di saluto e benvenuto ricevuto dai tanti Convegnisti del GRIS già arrivati all'Hotel Ubaldi (Via Perugina 74, Gubbio): erano le ore 15.25 del 17.06.06. Mentre poi sbrigavo le pratiche per ricevere la chiave della mia stanza (n. 239), il detto Moccia mi ha avvicinato; e con insistenza, intempestiva e fuori luogo in quel momento, ha chiesto di parlarmi; al che gli ho risposto: "Voglio portar la valigia in camera e scendere subito al convegno del GRIS; sono in ritardo". Alla sua ripetuta insistenza per un incontro in serata ho risposto: "Vedremo, ma sarò molto occupato". Ha tentato un nuovo approccio mentre arrivavo a cena; ho risposto "Devo cenare e poi incontrare iscritti al GRIS. Dopo cena mi sono ritirato in camera, perché, stanco e provato dal viaggio e dalla prima tornata del nostro convegno, volevo al più presto coricarmi e dormire.
L'indomani mattina, appena giunsi a colazione, mi si accostò, mentre mangiavo in evidente fretta, il detto Moccia insistendo che l'ascoltassi; risposi: "Vede che mangio in fretta giacché devo raggiungere il GRIS in cattedrale per la S. Messa presieduta dal Vescovo locale". Egli insistette per un "dopo"; risposi: "Vedremo, ma non sarà facile". Allora mi disse che voleva parlarmi perché "la Tinelli mi aveva elencato come testimone contro Arkeon"; sì che risposi con un semplice e sorpresissimo "Io?", senza aggiungere altro, nonostante la sua reiterata insistenza. Non ci fu un "dopo": quello a colazione fu l'ultimo frettoloso tentativo di contatto del Moccia con me. (Dopo la S. Messa vidi il Moccia correre all'esterno della basilica per fermare il Vescovo di Gubbio, che stava per allontanarsi in scooter). Prima della seduta pomeridiana, conclusiva del convegno del GRIS, volli - per farmi un'idea della loro realtà - vedere la mezz'ora di filmato, proposto insistentemente da loro a noi come presentazione di Arkeon: l'impressione fu assolutamente negativa e in contrasto con la loro pretesa di essere una sorta di "pre-evangelizzazione". Ma di quale "vangelo"? Ed apprezzai ancor più la presa di distanza previamente letta dal Presidente del GRIS, don Antonio Contri, prima della performance, e anche la di lui affermazione che "si permetteva detta proiezione solo per cortesia dovuta a tutti, ma senza alcuna condivisione del contenuto, quale che fosse". Terminato il nostro Convegno, presi la valigia e partii. Né mai più ho visto né sentito il detto Moccia.

In fede, L. M. (Nato a ***, attualmente Kroazia, il ***).

      Roma 22.06.06


Difficile non rimanere delusi. Ci aspettavamo dei temibili bravi manzoniani che minacciano uno spaurito don Abbondio, ma nella realtà la testimonianza descrive tutt'altro: un fastidioso postulante che supplica un'udienza. Tutt'al più si potrà accusare Moccia di essere un rompiballe, non certo un pericoloso sgherro.

Inoltre, più che una lamentela per il comportamento di uno scocciatore, dalla testimonianza si percepisce chiaramente che L. M. intende giustificarsi per aver stretto la mano a V. C. Moccia: un gesto che non va interpretato come segno di cordialità, ma dovuto esclusivamente a uno scambio di persona. In sostanza, non è proprio possibile ravvisare un'intimidazione nella descrizione di "quella ressa festosa".

A questo punto viene da domandarsi: la Tinelli c'è o ci fa.

Se la Tinelli si limitasse a riferire che possiede la testimonianza di una "intimidazione" - tenendo però nascosto il resoconto di L. M. - una volta scoperto come stanno davvero le cose, il dubbio rimarrebbe: sta consapevolmente mentendo (confidando che le si creda sulla parola e nessuno vada a leggere la dichiarazione), oppure è davvero convinta di quello che dice perché qualcosa non le consente di percepire correttamente la realtà?

Nel caso in questione però questo dubbio non c'è. La Tinelli sa che il suo interlocutore ha ricevuto la testimonianza, e non avrebbe senso travisare in malafede il resoconto del fax sapendo che l'interlocutore ne conosce il vero contenuto.

A tutti è capitato di prendere lucciole per lanterne, scambiare per un'altra una cosa percepita frettolosamente, ma basta un secondo sguardo e subito ci si corregge. In questo caso - un esposto all'Autorità Giudiziaria che certamente richiede un'attenta lettura dei documenti - la Tinelli mostra ancora una volta quello che potremmo descrivere come una "compromissione dell'esame di realtà".

Non è tutto. Dal racconto del prelato apprendiamo un altro elemento che lascia perplessi in merito alla logica della dr.ssa Lorita Tinelli. Tra i testimoni dell'accusa contro Arkeon ha indicato - a sua insaputa - un teste che di Arkeon non ne sapeva niente ("Prima della seduta pomeridiana, conclusiva del convegno del GRIS, volli - per farmi un'idea della loro realtà - vedere la mezz'ora di filmato, proposto insistentemente da loro a noi come presentazione di Arkeon").

Cosa avrebbe potuto testimoniare L. M. contro un gruppo a lui del tutto sconosciuto? Per noi (non esperti di sette) è incomprensibile, ma c'è un'affermazione (dell'esperta di sette) Lorita Tinelli che chiarisce il mistero. Nell'intervista "Italia ostaggio delle sette" (dove la Tinelli ci informa che i guru costringono gli adepti a "piegarsi minacciandoli, picchiandoli e violentandoli"), le viene attribuita la seguente frase: "No - dice a una signora che telefona da Milano - di questo gruppo non ho mai sentito parlare. Ma stia tranquilla, sua sorella la tireremo fuori."

La "mediatrice familiare" Tinelli non ha neppure "mai sentito parlare" di quel gruppo, ma lei è già pronta a "tirare fuori" la sventurata sorella. E se bisogna allontanare una persona da un gruppo, significa che è pericoloso.

Benché di quel gruppo non ne sapesse niente, la Tinelli ha già raggiunto la consapevolezza che si tratta di una pericolosa setta (dove la sorella potrebbe venire minacciata, picchiata e violentata).

Ma una convinzione che non è basata su nessun dato oggettivo, non può che dipendere da una realtà creata dalla mente.

Possiamo quindi dedurne che per chi attribuisce a un gruppo del tutto sconosciuto l'etichetta di "setta da cui è necessario salvare un adepto", deve apparire logico indicare come testimone qualcuno che dell'argomento non ne sa niente. Ma al di là di questa deduzione paradossale, tutto ciò mette in risalto un problema che al contrario è molto serio: mi riferisco alla "attribuzione acritica di significati abnormi e privi di ogni nesso con la realtà", da parte di chi sostiene che "ogni giorno assiste le vittime di abusi", fa sorgere gravi timori sulla qualità dell'assistenza fornita (anche alla "signora che telefona da Milano"), per non parlare della sua autorevolezza come esperta, e della sua credibilità come testimone in un procedimento giudiziario.

Benché lo scambio di un comportamento tedioso per una intimidazione sia sufficientemente indicativo dell'attendibilità di una persona, nel caso dell'esperta di sette (e consulente grafologo e criminologo ecc.) Lorita Tinelli, vanno evidenziati due aspetti:
  1. non si tratta di un episodio isolato;
  2. la Tinelli imprime a questi suoi errati convincimenti "una tale evidenza di certezza da renderli impermeabili a qualsiasi critica e persuasione contraria".
Vediamo alcuni esempi:
  • Nel post precedente abbiamo visto come l'inserimento nell'Elenco Speciale venga ostinatamente spacciato per iscrizione all'Ordine dei Giornalisti anche dopo che la scorrettezza è stata scoperta.

  • In altri due post (qui e qui) abbiamo visto gli inqualificabili travisamenti e omissioni del suo testo intitolato "Caso Vito Carlo Moccia" (dalla Tinelli definito uno "studio attento e puntuale", che si è premurata di depositare "presso la Digos di Bari e Pescara, la Squadra Mobile di Milano ... la Guardia di Finanza di Bari").

  • Abbiamo anche visto come un'azienda di consulenze è stata ingiustamente additata dalla Tinelli quale responsabile del suicidio di un dirigente (arrestato per corruzione).

  • Nello stesso post abbiamo visto la Tinelli dichiarare che ci sarebbe "Molta gente che ha visto il proprio figlio scegliere la strada del suicidio" perché indotta da Arkeon, e che lei stessa sarebbe stata "testimone indiretta di suicidi", per poi scoprire che:
        1. questi "molti" suicidi si riducono a un unico caso;
        2. di questo unico caso la Tinelli ne aveva unicamente
            "sentito parlare" una decina d'anni prima;
        3. questo vecchio e unico caso non aveva nulla a
            che fare
    con Arkeon.

  • Per aver partecipato come spettatrice alla presentazione di un libro che si teneva nella sala stampa di Montecitorio, sul sito del CESAP si legge che la Tinelli ha "presieduto ad una Udienza alla Camera dei Deputati".

  • Poco dopo aver costituito il CESAP, un'associazione che secondo varie testimonianze era praticamente costituita solo da lei, dichiara che nell'anno 2002 "sono state seguite 238 tesi di laurea e di specializzazione" (benché si tratti di un numero irragionevole, alla Tinelli deve essere sembrato poco perché aggiunge di avere inoltre: "archiviato 247 dossier su gruppi specifici").

  • Sempre nel 2002, pubblica una brochure dove una fotografia mostrerebbe "La Biblioteca del CeSAP Essa comprende migliaia di libri e documenti in varie lingue"; ma la fotografia ritrae appena due mesti scaffali, di cui uno con solo dei raccoglitori e l'altro è quasi vuoto.

  • Sostiene di collaborare con l’Università La Sapienza e di avere per questa prodotto una ricerca (nel 1989, quando aveva 22 anni), quando all’università non risulta né la ricerca né la ricercatrice.

  • Una analisi degli "studi" pubblicati sul sito del CESAP ha dimostrato che quando con sfrontatezza la Tinelli dichiara "Tutti gli articoli pubblicati (a parte quelli di rassegna stampa), al contrario di quanto in maniera distorta viene riferito, sono redatti da nostri collaboratori o da persone a cui facciamo espressa richiesta (abbiamo tutta la documentazione per poterlo dimostrare!)", per l'ennesima volta la Tinelli sta stravolgendo una realtà che è verificabile da tutti, in quando la quasi totalità del materiale (all'epoca) presente sul sito del CESAP era copiato da altri siti web.
In altri blog (per esempio qui e qui) è possibile leggere innumerevoli altri esempi di non aderenza alla realtà che si traducono in convinzioni errate.

Sia ben chiaro: chiunque ha il diritto di andare in giro con un colapasta in testa ritenendolo un bellissimo cappello (o vedere "migliaia di libri" in una foto che ritrae uno scaffale semivuoto). Nonostante i sorrisi e i lazzi del vicinato, ha tutto il diritto di essere rispettato. Qui però non si sta ridendo di un aspetto appartenente alla vita privata della casalinga Lorita Tinelli, ma si sta analizzando l'operato della dr.ssa Lorita Tinelli la quale, in qualità di Presidente dell'associazione CESAP (una ONLUS che riceve denaro pubblico), ha scelto di svolgere un ruolo pubblico. Un ruolo pubblico che viene rivestito anche quando - sempre nella veste di presidente del CESAP - invoca la reintroduzione del reato di plagio, rilascia allarmistiche interviste su inesistenti psicosette pericolose , partecipa a trasmissioni televisive dove accusa delle organizzazioni di praticare il "plagio", presenta denunce o consegna all'Autorità Giudiziaria studi "attenti e puntuali". Sono tutti interventi pubblici che hanno un impatto concreto sulla società di cui tutti facciamo parte.

Un impatto che può avere conseguenze gravi, come nel processo ai dirigenti dell'associazione Arkeon, accusata senza fondamento dalla Tinelli di essere una "psicosetta", che ha visto la Tinelli stessa come artefice principale dell'azione penale, e che rappresenta probabilmente il caso più eclatante (o almeno il più gravido di danni) di "stravolgimento del giudizio sulla realtà" (e con questa ho terminato le perifrasi).

Diventa quindi legittimo focalizzare l'attenzione sulla credibilità di chi rivestendo un ruolo pubblico si qualifica come esperto, e in tale veste diffonde allarmi e promuove inchieste giudiziarie basate su testimonianze inverosimili.

Ma lasciamo il processo e torniamo all'esposto della Tinelli.

Oltre all'inesistente "tentativo di intimidazione" appena visto, la Tinelli riesce a vedere delle "minacce" anche in due e-mail (originariamente inviate alla redazione della trasmissione Tutte le Mattine). Con poca prudenza (e un involontario effetto comico), la Tinelli definisce gli affiliati ad Arkeon: "tipologie non sempre in grande equilibrio".

Forte delle fantomatiche "minacce" contenute in queste due e-mail, la Tinelli arriverà a dichiarare: "ci sono stati resi noti dei messaggi, firmati da membri di Arkeon, in cui si minacciavano azioni di militanza a difesa di Vito Carlo Moccia, contro i suoi critici."

Anche il contenuto di queste due e-mail sarebbe da prendere in esame, ma commentare quelle due frasi (comunque visibili in fondo al post) porterebbe a un'inutile ripetizione delle considerazioni precedentemente viste: distorsioni e travisamenti della stessa portata di quelli appena illustrati e così evidenti che non necessitano di spiegazioni.

Più interessante è ipotizzare quali conseguenze potrà avere questo baillame mediatico e giudiziario su chi l'ha subito e su chi l'ha provocato.

Per i primi non c'è da farsi molte illusioni. Leggo che a seguito della campagna scandalistica c'è chi ha perso il lavoro, chi ha dovuto trasferirsi in un'altra città, chi ha dovuto far cambiare scuola al proprio figlio. L'enorme quantità di fango che ha travolto tante vite, migliaia di persone a cui è stato affibbiato lo stigma di "settarolo" per aver praticato Arkeon, non sparirà d'incanto con l'assoluzione dai gravi reati ingiustamente addebitati. Considerando il contenuto delle interviste che hanno alimentato la gogna mediatica, indubbiamente c'è abbondanza di materiale per rivalersi con contro-querele, ma si tratta di un percorso che richiede, oltre al tempo, soprattutto un rilevante dispendio di energie psichiche, e chi ha dovuto affrontare ingiustamente un processo per reati così gravi, di energie non devono essergliene rimaste molte. Spesso la cura migliore per questi traumi è lasciarsi tutto alle spalle. Voltare pagina e dimenticare il più in fretta possibile [1].

Per chi ha provocato questo uragano brandendo un teorema basato su falsità e spazzato via da una raffica di assoluzioni, vicende simili già accadute indicano che il destino è chiaramente tracciato:
  • l'"inesperta" di sette continuerà a pontificare sul pericolo delle psicosette e a rilasciare allarmistiche interviste su inesistenti gruppi malvagi che maltrattano i minori, istigano al suicidio e praticano abusi sessuali;
  • la spettatrice che sostiene di aver "presieduto ad una Udienza alla Camera dei Deputati" sarà nuovamente invitata da commissioni parlamentari a cui ripeterà la sua infausta profezia: "Le sette distruttive sono un fenomeno terribilmente attuale";
  • l'autrice di un fazioso e fuorviante "studio attento e puntuale" consegnato alla DIGOS, continuerà a venire interpellata dall'autorità giudiziaria come esperta e chiamata a redigere perizie in tribunale.
Tinelli for ever. Così è la vita.


Nota - Come già accaduto per altri spazi virtuali, potrà capitare di leggere che questo blog è stato creato da "un membro di Arkeon" o da uno dei "loro audaci" sostenitori (oppure che è stato creato dall'amica della sedicente studiosa di sette, come ha sostenuto l'imbecille di turno mostrando di non capire quello che legge).
La realtà è completamente diversa, al punto che un arkeoniano l'ho visto solo nelle foto dei giornali. Sono venuto a conoscenza dell'esistenza di Arkeon dopo la sua chiusura, leggendo sul sito del CeSAP (dov'ero capitando per caso) gli allarmi della Tinelli e le tragiche testimonianze degli ex che a lei facevano capo (2). Inizialmente tutto questo mi aveva indotto a dare credito alle accuse e a ritenere che si trattasse di un pericoloso gruppo abusante.
Dopo essermi procurato gli atti del processo, ho dovuto ricredermi completamente. Quindi, se adesso rilevo i pregiudizi, i fanatismi, le parzialità o le menzogne di una compagine, questo non vuol dire che appartengo all'altra. Vuol dire che intendo evidenziare certe dinamiche che giudico aberranti e comportamenti che ritengo scorretti, tenuti da soggetti istituzionali. E per fare questo non è necessario essere un esponente di Arkeon o un suo sostenitore.
A credere che il mondo sia un'arena dove le malvagie schiere di Arkeon combatto i valorosi sostenitori del CeSAP (che a questa visione dicotomica dà il suo contributo al grido di "Sei pronto per l'arena??????"), è chi farneticando interpreta in modo distorto fatti e comportamenti, vede ovunque prove di intrighi e complotti che lo minacciano e lo perseguitano, e mette in collegamento tra loro dei fatti che sono del tutto scollegati.




Note:

1) Nota per la dr.ssa Lorita Tinelli: non sono iscritto all'Albo, ma prima di segnalarmi all'Ordine per esercizio abusivo della professione di psicologo (come è già avvenuto con altre persone - segnalazione e denuncia risultate infondate) faccio notare che con questo suggerimento non sto esercitando la mansione di psicoterapeuta; mi limito a ricordare semplici principi di saggezza popolare derivanti dal comune buonsenso.

2) In sociologia si userebbe l'espressione: che lei ha risocializzato.


Il testo dell'esposto inviato dalla Tinelli
(cliccare sull'immagine per ingrandirla)