giovedì 25 marzo 2010

Le Paoline accusate di plagio - 1

La notizia è sorprendente: la casa editrice Edizioni Paoline sarebbe accusata plagio. Avrebbe pubblicate un libro contenente materiale copiato da un sito web. Il libro sotto accusa è "Il coraggio di parlare", di Alberto Laggia uscito nel 2009, che tratta di fuoriusciti di Scientology.

A subire il plagio è il gestore del sito web Allarme Scientology: l'intero capitolo del libro contenente la dichiarazione di Lawrence Woodcraft sarebbe una copia della traduzione in italiano pubblicata sul sito web nel 2001 all'indirizzo http://xenu.com-it.net/txt/asbesto.htm

La notizia è stata diffusa da M. Pia Gardini, esponente di spicco dell'ARIS, con un post che riporto (con un copia e incolla) da un forum di ex di Scientology (ho solo tolto il finale perché inutilmente scortese):

Date: Thu, 11 Feb 2010 08:38:48
From: Mariapia Gardini
To: exscn@googlegroups.com

Le PAOLINE hanno ricevuto una raccomandata dall'avvovato dei Simonetta PO che dice che per il capitolo riguardante Lawrence Woodcraft ci siamo avvalsi della sua traduzione in italiano del pezzo. Somonetta sa che sia io che Alberto laggia conosciamo bene l'inglese allora faccio presente quanto segue.
1) Abbiamo tradotto direttamente dall'inglese anche dal VIDEO che io ho di Lawrence i cui c'è il suo affidvit e il mio..Video fatto al LISA MCOHERSON TRUST nel 2001 quando entranbi eravamo lì.
2) Lei dice che la trduzione è come la sua salvo alcune parole.Certo:l'affidavit notarizzato in America è come una dichiarazione giurata in Italia e traducendo NON si può cambiare NULLA perchè è un atto pubblico,quindi a parte quanche parola tradotta in modo diverso quello è e quello rimane.
3) Noi abbiamo la liberatoria di Lawrence a pubblicare.
4) Io ho telefonato a Lawrence per chiedergli se con oscesse Simonetta o Martini e lui ha detto che non la conosceva,ha anche detto che nessuno mai gli aveva detto che il suo affidacit era stato tradotto in italiano,si è molto meravigliato.

Che Martini abbia mantenuto un totale riserbo sull'incresciosa vicenda, benché sia la vittima del sopruso, non deve sorprendere: in dieci anni di presenza sui forum e di gestione del sito la sua correttezza impeccabile non è mai venuta meno. È facile ipotizzare che volesse lasciare alle Paoline la possibilità di chiarire la situazione prima di creare loro imbarazzo.

Che la Gardini si sia precipitata a divulgare la notizia, benché avesse tutto l'interesse a tacere poiché getta discredito su di lei, su Laggia e sulla casa editrice, non deve sorprendere: due anni di presenza sui forum mostrano che si tratta di un atteggiamento perfettamente in linea con il personaggio.

Per quanto riguarda invece il contenuto del post, la Gardini si dilunga in cose senza alcuna attinenza con la questione. Una sola frase è pertinente: quella con cui cerca di giustificare la somiglianza dei 2 testi. Secondo la Gardini le 2 traduzioni sono simili perché essendo un documento ufficiale “non si può cambiare nulla”.

Che la traduzione di un affidavit debba essere particolarmente fedele all'originale è una banalità, ma chiunque abbia fatto delle traduzioni sa che l’affermazione della Gardini è una sciocchezza.

Bisogna considerare che il tradurre non è un'azione con una corrispondenza "uno a uno", ossia non è che a una parola straniera corrisponda uno specifico vocabolo italiano. Il compito del traduttore consiste nel comprendere il significato di una frase scritta in una certa lingua ed esporla con parole proprie in un'altra lingua. Di conseguenza la versione tradotta sarà il risultato delle capacità espressive del traduttore e del suo stile espositivo (naturalmente fatto salvo il rispetto del significato del testo originale, altrimenti non è una traduzione ma uno sgorbio). È quindi impossibile che due traduttori usino le stesse identiche parole e strutture sintattiche dovendo tradurre lo stesso testo.

Un esempio di questa non sovrapponibilità delle traduzioni di 2 traduttori l'ho trovato in due edizioni di uno stesso libro: "Introduzione all'Etica di Scientology". Hanno la stessa copertina, ma una è del 1989 e una del 1998. Si tratta di 2 edizioni ufficiali di Scientology, pubblicate entrambe dalla stessa casa editrice (New Era). Ma la cosa più importante da sottolineare è che la "sacralità" del verbo di L. Ron Hubbard obbliga il traduttore a un rigore e un'aderenza al testo originale non minore di quello richiesto nella traduzione di una dichiarazione giurata.

Il confronto dei due testi può fermarsi già al primo paragrafo, il cui risultato è quello sotto illustrato. Le parole in rosso sono quelle che nelle due versioni non corrispondono.

(cliccare sull'immagine per ingrandirla)

Nei due testi, composti rispettivamente di 182 e di 195 parole, appena 88 parole sono uguali. Molto meno della metà. Pur esprimendo gli stessi identici concetti, la forma espositiva cambia in modo sostanziale.

Fatta questa premessa, vediamo cosa si ottiene confrontando il testo tradotto da Martini e quello tradotto da Laggia e pubblicato dalle Edizioni Paoline. Mentre il confronto precedente serviva a mettere in rilievo le diversità di 2 traduzioni dello stesso testo ed erano quindi in rosso le parole non uguali, in questo secondo caso ciò che interessa è il grado di uguaglianza dei due testi. Ho quindi messo in rosso le parti che sono perfettamente coincidenti e sovrapponibili. Le parti in rosa sono espressioni coincidenti nella forma con una collocazione diversa all’interno della frase. Il risultato - che chiunque può verificare direttamente - è quello sotto riportato, di cui riporto la parte iniziale, perché non vorrei che pubblicandolo interamente su internet le Paoline mi accusassero di "plagio di un testo copiato da internet":

La seguente dichiarazione deriva dalla mia conoscenza personale dei fatti, e se citato potrò testimoniare con competenza. Il mio nome è Lawrence Woodcraft. Sono cittadino britannico, residente negli Stati Uniti d’America. Sono un ex membro della Sea Organization della chiesa di Scientology. Nel settembre del 1986 sono entrato nella Sea Organization alla Flag Land Base di Clearwater, Florida. In precedenza, dal 1975, avevo lavorato come architetto a Londra, in Inghilterra.
Nel febbraio del 1987 la Sea Organization mi chiese di lavorare per loro a un progetto. Avevano appena acquistato una nave da crociera chiamata La Bohème, di proprietà della Commodore Cruise Lines. La ribattezzarono col nome di Freewinds, e la sua gestione fu affidata alla Majestic Cruise Lines per conto della chiesa di Scientology. Mi fu richiesto di salire su questa nave e preparare un progetto dettagliato per la ristrutturazione delle cabine e di altri locali.
I designer interni della chiesa avevano preparato alcuni schizzi di come avrebbero voluto l’intervento, e ora avevano bisogno di un progetto dettagliato per l’effettiva costruzione. I progetti erano ambiziosi: volevano convertire il salone ristorante in aule per la consegna dei corsi di OT8, e trasformare in ristorante uno dei saloni. Tutte le cabine dovevano essere rinnovate, e in alcuni casi se ne dovevano unire due o tre per creare delle suite. Altre cabine dovevano diventare uffici della IAS (International Association of Scientologist). In breve, in qualche modo tutti gli spazi della nave dovevano essere riconvertiti o ammodernati.
Presi l’aereo per raggiungere la Freewinds che si trovava ormeggiata, in gran segreto, all’isola di Curaçao, nei Caraibi. Mi spiegarono che la nave si trovava in una località segreta e non sarebbe mai stata condotta in acque territoriali statunitensi, perché c’era la possibilità che venisse sequestrata dalle autorità, per le tasse che la chiesa doveva all'IRS. All'epoca si trovavano verosimilmente a bordo circa cento membri della Sea Org che stavano lavorando per sistemare gli alloggi dell'equipaggio, o erano impegnati in riparazioni di vario tipo oppure nell’addestramento nautico eccetera. Ero in compagnia di Steve Kisacky, definito Remo; I. C. (incaricato del rinnovo), sebbene non avesse alcuna qualifica o speciale conoscenza navale. Io dovevo essere l’architetto della nave.
Un giorno andammo in una delle cabine che versava in condizioni assai critiche. Steve prese un martello e rimosse una sezione di vernice dalla parete di acciaio esterna, per vedere come era stata costruita. Sotto lo strato di vernice notai una sostanza fibrosa e polverosa di colore blu dello spessore di circa un pollice e mezzo [4 cm, nda]. Gli dissi che pensavo fosse amianto, che è una sostanza pericolosa, le cui fibre non possono essere liberate in aria. Steve rispose che non pensava si trattasse di amianto, e che non c’era pericolo.
Da studente di architettura nel Regno Unito (all’università di Nottingham), avevo frequentato lezioni sui pericoli dell’amianto. Avevamo appreso che prima del 1970 l’amianto veniva comunemente usato nelle costruzioni come isolante termico e antincendio. Poi venne dichiarato sostanza cancerogena, pericolosa al punto che una singola microscopica particella era come un piccolo uncino che, una volta respirato, si attaccava alla pleura dei polmoni. E lì poteva rimanervi anche per vent’anni e poi, nelle giuste condizioni, causare il cancro polmonare. Ci venne insegnato che non esisteva un livello d’esposizione di sicurezza; qualsiasi esposizione era potenzialmente mortale. Ci venne anche insegnato che l’amianto poteva essere presente nelle coperture dei soffitti, dei pavimenti, dei tetti, negli impianti di isolamento dei tubi del riscaldamento e idraulici. Ci spiegarono come riconoscerlo e, se l’avessimo scoperto nei vecchi edifici, che si doveva chiamare un'impresa specializzata in bonifiche.

Non c'è molto da dire. Su 581 parole di questa parte iniziale, quasi la totalità - 511 - sono perfettamente identiche e sovrapponibili in entrambe le versioni. Nell'esempio precedente erano molto meno della metà. Non vi possono essere dubbi: il testo contenuto nel libro pubblicato dalle Paoline è la traduzione di Martini a cui Laggia ha fatto qualche ritocco.

La questione plagio o non plagio potrebbe chiudersi qui, ma c'è dell'altro. È stata fatta una analisi delle due traduzioni in cui vengono rilevati molti particolari decisamente imbarazzanti (per l'autore del libro e le Edizioni Paoline). Si tratta di una relazione lunga 12 pagine in cui sono analizzate le peculiarità della traduzione di Martini che compaiono perfettamente identiche in quella di Laggia. Di queste 12 pagine riporto solo alcuni punti. (Qui l’originale in inglese)

"l'amianto poteva essere presente nelle ricoperture dei soffitti, dei pavimenti, dei tetti e negli impianti di isolamento dei tubi del riscaldamento e idraulici"

Questa frase contiene un errore di traduzione. L’originale é “heating and pipe insulation”, letteralmente “isolamento del riscaldamento e idraulico”. Per un’esposizione più appropriata, un traduttore può renderla con “negli isolamenti degli impianti di riscaldamento e idraulici”, tuttavia “l’impianto” è quello del riscaldamento (e quello idraulico), non certo quello di isolamento, che impianto non è, ma solo una copertura. Questo errore compare identico in entrambe le versioni in italiano, e non è plausibile che due diversi traduttori commettano lo stesso identico errore.

"che negli anni '60 faceva servizio tra South Hampton, Inghilterra, e New York, conteneva talmente tanto amianto che era stato impossibile raschiarlo via."

L’originale è "... which I remember operating between South Hampton, England and New York in the sixties". Ossia "che ricordo operava tra". Benché la Gardini dica indignata che "NON si può cambiare NULLA", entrambe le versioni hanno eliminato "I remember" e entrambe hanno sostituito "operava" con "faceva servizio". Inoltre nell’originale "negli anni ‘60" è alla fine della frase mentre in italiano viene spostato all’inizio. Tutte scelte legittime (a parte quella di eliminare "I remember"), ma chiaramente dipendenti dallo stile espositivo personale del traduttore. Difficile ipotizzabile che due diversi traduttori le facciano perfettamente identiche. Ma c'è una cosa molto più eclatante: il testo originale continua con la frase "even though it container thousands of tons of valuable steel" ("anche se conteneva tonnellate di prezioso acciaio"), frase che manca completamente in entrambe le versioni italiane. Si può ipotizzare che il primo traduttore l'abbia omessa a causa di una svista, ma il secondo "traduttore"? Anche lui ha casualmente commesso la stessa svista nello stesso punto?

Il caso più clamoroso è probabilmente il seguente: "e gli addetti dell’impresa erano molto scontenti."

La frase contiene vari piccoli errori. L’originale è: “and the ship refit contractors were very unhappy;”. Ad essere scontenti erano i contractors, che significa “contraente, appaltatore, imprenditore, impresario, fornitore”, quindi la dirigenza dell’impresa, non gli addetti. Inoltre nell'originale inglese dopo il punto e virgola la frase continua con altre due frasi entrambe omesse nelle 2 versioni in italiano: "they would even sleep in their cabins wearing masks. After a few weeks, they left the ship." ("avrebbero dovuto dormire nelle cabine indossando delle maschere. Dopo alcune settimane, lasciarono la nave"). Alla faccia del "NON si può cambiare NULLA" urlato della Gardini: il testo ne risulta compromesso, poiché nella versione italiana non si comprende appieno il senso degli eventi successivi. È ovvio che si tratta di una svista del primo traduttore che, forse interrotto per esempio da una telefonata, ha ripreso la traduzione saltando una riga, ma è evidente che il secondo "traduttore" si è limitato ad apportare qualche modifica al testo in italiano pubblicato di Martini.

Ancora una anomalia rivelatrice: "L'impresa inviò dalla Florida circa 40 tra carpentieri e operai vari."

Nell’originale, "The company sent about 40 carpenters and other workers to the ship from Miami.", si parla di Miami, non di Florida e così come nella traduzione di Martini, anche nella finta traduzione di Laggia – così attento alla fedeltà all’originale – viene fatta questa scelta traduttiva così inappropriata.

Quando la Gardini sostiene che del testo originale non si può cambiale nulla, per "testo originale" probabilmente intende la traduzione di Martini.

L’elenco delle peculiarità presenti nella traduzione di Martini e riportate fedelmente nel testo di Laggia è lunghissimo. Analizza principalmente quelle che sono chiaramente scelte stilistiche personali compiute dal traduttore, come per esempio fondere in una frase unica quello che nell’originale viene esposto in due frasi separate o viceversa, l’uso di termini ricercati, invertire la struttura della frase originale da passiva a attiva o viceversa, e così di seguito, insieme a imprecisioni o altri piccoli errori sempre perfettamente combacianti.

Chiarita la questione riguardante il capitolo con la dichiarazione di Woodcraft, gli appunti da muovere al libro di Laggia non finiscono qui, e li vedremo nel prossimo capitolo.