sabato 3 marzo 2012

Intervista a Maria P. Gardini cap. 3

Nel capitolo precedente abbiamo visto che il semplice buon senso rende non credibile la dichiarazione di Maria Pia Gardini: "Io sono entrata in Scientology per seguire mia figlia, che era stata presa e portata in America. [...] Io ho voluto seguirla, pensavo di poterla tirare fuori".

Vediamo ora alcuni risvolti di questa asserzione che meritano di essere conosciuti.

Iniziamo dal fatto che la figlia "era stata presa e portata in America". Questa storia la troviamo anche nel libro "I miei anni in Scientology", dove l'autore A. Laggia scrive che la Gardini si sarebbe spinta "addirittura oltreoceano per inseguire la figlia". Inseguire fa pensare a un rapimento, o comunque a una costrizione da cui tentare di liberarsi. Però questo "presa e portata in America" non si concilia con quanto dichiara  sempre Maria Pia Gardini a inizio intervista: "Lei [la figlia] che si è sentita salvata dai libri di Ron Hubbard, ha continuato in Scientology", e contraddice la versione presente nel "Libro nero delle sette in Italia", dove non c'è traccia di costrizione, tutt'altro: "[la figlia] sosteneva di stare tanto bene in quella realtà".

Va inoltre precisato che non c'è mai stato alcun inseguimento - "addirittura oltreoceano" - della figlia, dato che, sostiene Maria Pia Gardini sempre nello stesso libro, la ragazza: "faceva la spola tra Roma, dove abitavamo io e la mia nipotina, e Milano, in cui si trovava la sede della Chiesa; ebbe modo di incontrare un bravo ragazzo e per giunta di ottima famiglia (ovviamente scientologo) e da quel momento la sua dedizione all'Organizzazione fu totale".

La Gardini non va in America per seguire la figlia, al contrario si allontana da lei. E lo fa per soddisfare una sua ambizione personale: vuole far parte del della Sea Org, quello che lei chiama "il cosiddetto staff di élite". Va in America perché vuole: "lanciarmi ai massimi vertici della Chiesa" (LNDS). Altro che "inseguire la figlia", Maria Pia Gardini vuole primeggiare, essere "una scientologa in carriera".

- In merito al fatto che - ancora prima di aderirvi - la Gardini aveva già capito che Scientology è nociva ed è meglio starne alla larga, queste sono alcune frasi che abbiamo già incontrato e che smentiscono completamente la tesi secondo cui Maria Pia Gardini, unica tra gli ex scientologist al mondo, non avrebbe mai creduto nelle "stupidaggini" di "Scemology", l’aveva giudicata nociva fin dall'inizio e vi avrebbe aderito solo perché ricattata:

"alla fine mi sentii meglio. Allora decisi di continuare"
"domandai se fosse possibile acquistare ulteriori ore di auditing"
"In quel momento era forse ciò che cercavo"
"mi convincevo sempre più che effettivamente quelle sedute qualche beneficio me lo stessero offrendo"
"mi propose di seguirla in Scientology ... non mi sembrava da scartare a priori"

Ve ne sono molte altre, ma possono bastare.

- In una intervista a Storie Vere del 2011, Maria Pia Gardini dichiara: "Come è morta mia figlia, naturalmente, ho preso la porta e senza sbatterla sono uscita", ribadendo così la seconda asserzione fatta alla TV svizzera ("a fine 90 è morta e io ... dissi: io me ne vado, non ho più ragione di rimanere"). Ma è una storia che non regge: metterà così tanta cura per non sbattere quella porta, che la sua permanenza in Scientology durerà ancora anni.

Per quattro anni, dopo la scomparsa della figlia, la Gardini continuerà a praticare attivamente Scientology e a dare auditing, ossia a esercitare il suo ruolo pastorale. Se fin dall'inizio avesse considerato Scientology "una truffa" (Famiglia Cristiana), non avrebbe potuto dichiarare "che l'unico motivo per cui continuavo a restare all'interno di Scientology era la passione che mettevo ogni volta che audivo qualcuno: mi rendeva felice riuscire a rasserenare le persone e sentirmi dire che avevano superato, grazie a me, delle situazioni difficili e dolorose" (LNDS). Questo "unico motivo" che la trattiene in Scientology, è riferito a un periodo precedente alla scomparsa della figlia, quando Maria Pia Gardini viveva in America (e la figlia in Italia con il marito), ed esclude che "l'unico motivo" della sua affiliazione fosse il tanto sbandierato timore della disconnessione, il quale a sua volta esclude che "l'unico motivo" fosse l'inseguimento oltremare per tirarla fuori.

Capita che Maria Pia Gardini non consideri le conseguenze logiche delle sue dichiarazioni. Nel capitolo precedente ne abbiamo visto un esempio, e adesso ne incontriamo un altro. Se fosse vero che ha sempre considerato Scientology una truffa ecc., quando afferma che audiva persone "che venivano in America solo per essere auditi da me, e parlo di industriali, personaggi in vista e molto noti del panorama internazionale. [...] ero circondata da uomini e donne che mi stimavano e mi cercavano continuamente, fidandosi e mettendosi nelle mie mani" (LNDS), starebbe descrivendo sé stessa come una persona abbietta, che non si fa scrupolo di truffare persone che la stimano e si fidano di lei al punto che volevano essere auditi solo da lei.

In quest'ultima citazione cominciano ad apparire con prosaica evidenza i veri motivi della sua lunga parabola di adepta di Scientology. Motivi che la Gardini mette nero su bianco in IMAIS quando afferma che "essere un OT3 dentro Scientology è fuor di dubbio uno status: all’interno dell’Organizzazione ti senti un dio, e gli altri ti invidiano. E poco importa, per me, se al di fuori invece resto Puccy coi miei problemi e insoddisfazioni".

Anche all'inizio, nella piccola "org" di Roma dove aveva fatto i primi corsi (e dov'era affissa una targa "col nome della benemerita Maria Pia Gardini" [IMAIS]), il meccanismo psicologico che la spinge ad aderire a Scientology è sempre lo stesso: "alimentato dalla mia voglia di eccellere". In quell'ambiente la Gardini ci si ritrova "a pennello", attorniata "da persone dello spettacolo e della mondanità", la cui frequentazione è per la Gardini motivo di vanto.

- Torniamo all'inseguimento alla figlia "presa e portata in America". Un inseguimento che cambia totalmente di prospettiva se si lascia parlare Maria Pia Gardini. Sempre in IMAIS si legge che terminato il corso di addestramento a Clearwater, la Gardini dovrebbe tornare in Italia per fare l'auditor, ma il suo superiore Norton le propone di stabilirsi in America: "Che fare? Tornare a casa tra i miei affetti, la mia vita? O restare nel quartier generale spirituale della religione di Scientology con incarichi sempre più importanti? Mia figlia non ha dubbi: «Accetta, mamma», mi dice per telefono. «Sei ormai nell’élite, nella Mecca della perfezione tecnica. Cosa vuoi di più? ... Incalzata da Norton e da mia figlia, alla fine capitolo di fronte alle loro insistenze e firmo il passaggio dall’Italia a Flag " (IMAIS)

Altro che ricatto della disconnessione. Essere considerata un dio, avere uno status sociale invidiabile, frequentare dei personaggi in vista, essere "nell’élite, nella Mecca" di Scientology con "incarichi sempre più importanti", venire "accolti come trionfatori e fautori del bene del mondo" (exscn), per la Gardini sono state delle lusinghe irresistibili.

Maria Pia Gardini palesa questo suo bisogno di primeggiare ("alimentato dalla mia voglia di eccellere") in IMAIS, dove racconta che quando a Copenhagen attesta il raggiungimento dello stato di Clear, festeggia:

"con altri italiani imbarcatisi per Copenhagen per la stessa avventura. Li avrei ritrovati anni dopo negli Stati Uniti, io in veste di auditor e loro coi barattoli dell’e-meter in mano. Come dire: presi e superati."

Motivazioni inebrianti per chi (lo vedremo in seguito) ha "un bilancio in rosso" della propria vita. Non c'è quindi da stupirsi se Maria Pia Gardini, nonostante ora sostenga di non aver mai creduto in Scientology, fosse invece una adepta addirittura entusiasta, pervasa dal fervore del convertito al punto che "l’elettrometro con le sue lattine luccicanti diventa il mio primo e inseparabile compagno. E devo dire che arrivano pure gratificazioni e riconoscimenti" (IMAIS). Per la Gardini le gratificazioni sono cose come vedere che il suo "nome compare spesso a caratteri cubitali nelle bacheche della Sea Org come superstar".

La "superstar" Maria Pia Gardini non stava in America per "tirare fuori la figlia" dalla setta cattiva (figlia che se ne stava invece in Italia in qualità di staff della chiesa di Milano), ma perché lusingata nel sentirsi considerata "un auditor di estremo valore" (affidavit), perché trattata come una "superstar". Per chi ha un passato tutto da dimenticare, finalmente un inatteso successo che le consente di "prendere e superare" gli altri.

In "I miei anni in Scientology" c'è un brano che evidenzia come all'interno di Scientology la Gardini poteva finalmente sentirsi una persona realizzata, mentre al di fuori del movimento le intemperie della vita avevano lasciato il segno. È già trascorso oltre un anno dalla scomparsa della figlia (ossia da quando, secondo la versione attuale, aveva già "preso la porta e sono uscita"), e Maria Pia Gardini delinea una situazione patetica:

"Gli amici sono solo numeri telefonici di una rubrica ormai inutilizzata. Gli affari vanno male, anzi non esistono proprio. A Castiglione mia figlia non c’è più. È rimasta mia madre in preda a una forte depressione e temo di ricaderci anch’io; ne avrei qualche motivo e ne ho paura. In Florida, invece, ho comunque una casa mia, un’amica carissima e uno status sociale invidiabile, benché circoscritto all’asfissiante recinto di Flag. Tornando, insomma, non perdevo solo la vista delle palme e la vicinanza con le spiagge coralline, ma anche qualcos’altro."

Sentire di avere "uno status sociale invidiabile", essere ammirati, sono soddisfazioni che non sono estranee neppure alla sua trasformazione in accanita accusatrice di Scientology:

"quell’intervista avrebbe fatto in poche settimane il giro del mondo. Da lì è iniziato il nuovo capitolo della mia vita. Ho scoperto che tantissimi mi avevano letto e sono diventata, anzi sono tornata a essere Maria Pia Gardini, quella che conoscevo un tempo. Lì ho capito che avevo questo nuovo dovere di testimonianza da portare avanti. Qualche giorno dopo ho ripetuto l’intervista al St. Petersburg Times, uno dei quotidiani più popolari in Florida. Non mi aspettavo assolutamente un effetto simile. Il mio telefono suonava in continuazione. E della signora italiana che aveva scalato le vette della tecnica in Scientology prima di precipitare nel baratro iniziarono a occuparsene anche i giornali e le trasmissioni televisive del mio Paese." (IMAIS)

Dopo essersi sentita una celebrità all'interno di Scientology, la Gardini scopre di potersi considerare una celebrità come sua accusatrice. Da quando:

"fa parte dell’Associazione per la Ricerca e l’Informazione sulle Sette, i suoi impegni si sono moltiplicati. «Sono molte le persone che [...] mi cercano per avere indicazioni ...», spiega. A tutti risponde. Non c’è convegno o seminario che tratti dei nuovi movimenti religiosi ... al quale non sia invitata". (IMAIS)

La notorietà, venire invitata a convegni e intervistata da giornalisti, essere considerata una sorte di eroe civile, apparire su giornali e TV. Sirene a cui è difficile resistere per chi descrive la propria vita con "un bilancio in rosso", con alle spalle un matrimonio fallito "dopo tre anni", un secondo matrimonio finito "dopo appena 6 mesi", una figlia che già a 17 anni esce di casa incinta e a 19 è una tossicodipendente. Mentre "io la trascuravo dedicandomi anima e corpo al cinema", attività che per di più verranno entrambe dichiarate fallite (dopo che le aveva aperte con il denaro del padre).

Dopo l'effimera gratificazione di Scientology che la faceva sentire una divinità invidiata, fortunatamente una nuova occasione: l'esperta anti-Scientology. L'anti-settarismo come veicolo di riscatto sociale.

Maria Pia Gardini può urlare a volontà "non ho mai sentito il bisogno di autogiustificarmi o di tentare di ricostruire il mio passato" (exscn), ma la realtà non cambia.