giovedì 25 marzo 2010

Le Paoline accusate di plagio - 2

Conclusa l'analisi riguardante il capitolo con la dichiarazione giurata di Lawrence Woodcraft, ritengo interessante dare un'occhiata anche a un altro capitolo, l’8°, contenente la testimonianza di Giacomo Sotgia. È un’intervista ed è in italiano, quindi non sono in gioco diritti di traduzione. Trattandosi di una testimonianza raccolta direttamente dall’autore Alberto Laggia, non dovrebbero esserci problemi, ma le cose non stanno così. Stando alle recenti dichiarazioni di Giacomo fatte su un forum dedicato a Scientology, pare che interviste lui non ne abbia mai rilasciate: Laggia non lo avrebbe neppure mai incontrato. Inoltre, il testo della finta intervista pubblicata sul libro delle Ediz. Paoline è identico al racconto scritto e pubblicato da Martini sul proprio sito nel maggio 2008. La versione cartacea risulta ampiamente ridotta rispetto all’originale, ma il testo rimanente è indiscutibilmente costituito da pezzi di quello pubblicato nel 2008 (con le consuete marginali modifiche come nel testo precedente).

Anche per questa finta intervista di Laggia ho evidenziato in rosso le parti perfettamente identiche e sovrapponibili a quanto pubblicato da Martini, e questo è il risultato (relativamente alle prime 2 pagine):
«Insomma, sono tra coloro in Scientology che ci hanno creduto fino in fondo. E per questo nel dicembre 2006 ho subito un dissesto finanziario che ha coinvolto non solo due mie aziende, ma anche quella di mio fratello (ancora scientologo), e alcune altre ditte con le quali collaboravo.   Ci ho creduto a tal punto che quando ho scoperto l’inganno ho pensato seriamente di farla finita. Ci ho anche provato. Non si trattava però di disperazione per il fallimento finanziario, ma di un malessere infinitamente

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più profondo e intimo. Poi ho reagito e mi sono ribellato. Internet, i siti anti-sette, free.it.religioni.scientology e le controverse notizie di cronaca provenienti da varie parti del mondo sull'organizzazione m’hanno fatto aprire gli occhi. E dopo una convalescenzadurata un anno e mezzo, fatta di letture e di idee che a poco a poco si chiarivano, ho deciso di prendere una posizione netta rispetto a Scientology. Non sono un “fanatico antireligioso” e nemmeno un “apostata” espulso che vuole a tutti i costi attaccare Scientology. Non sono stato espulso,sono stato dichiarato SP (persona soppressiva*).

Mi sono convinto, dopo anni di esperienza, che questo culto sia una specie di inganno: spirituale, mentale e finanziario. E chi riesce a liberarsene ne esce, comunque, con le ossa rotte. Se fosse possibile “disconnettere” da Scientology con facilità e senza traumi non sarebbe un problema. Ma quella che io definisco “la trappola Scientology” è molto più complessa, perché penetra nella mente e nella coscienza, le stravolge, le plagia.
Scientology non è ciò che dice di essere, nascondendosi dietro una facciata di buone intenzioni e grandi “scopi umanitari". Mi sono reso conto solo dopo otto anni di fedele militanza che quanto ho acquistato, a un esorbitante costo monetario ed emotivo, non è nulla di più che un pannicello caldo, un miraggio nel deserto. «All’organizzazione non importa di farti diventare clear o OT, quegli “stati spirituali” che secondo dottrina fanno davvero la differenza tra vivere in eterno e precipitare nell’oblio. In realtà si tratta di semplici “onorificenze”, status sociali che hanno valore solo all’interno del gruppo e che vengono raggiunti unicamente

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pagando. Che si tratti di denaro o di abnegazione alla causa è pur sempre un prezzo, e decisamente alto, per farti versare il quale premono costantemente sullo stesso tasto: il senso di colpa. Se la tua vita non va bene, se prima avevi successo e adesso sei nei guai, a loro non importa. È semplicemente colpa tua. Sei tu che hai causato la tua condizione. Durante tutta la mia affiliazione l'unico modo per ottenere qualcosa da me è sempre stato farmi sentire in colpa, farmi sentire inadeguato, sbagliato. Può capitare, allora, che persone che fino al giorno prima ti osannavano dicendoti che eri “un essere di valore”, il giorno dopo nemmeno ti salutino, solo perché non hai più soldi da spendere. Ma se riuscirai a riprenderti economicamente ti cercheranno di nuovo per “rimetterti sullo scopo” (aiutare a diffondere Scientology) e venderti ulteriori corsi, servizi, materiali, conferenze in grado di cambiarti la vita, di sottrarti alla “spirale discendente" e donarti l'eternità. Ed è quanto io ho sperimentato più di una volta. E alla fine stavo quasi perdendo me stesso. Moltissimi si avvicinano a Scientology grazie al libro Dianetics. In esso, Ron Hubbard parla dell’auditing come di unaterapia, cioè di una cura capace di “cancellare il dolore dal pensiero ” e di renderti un essere razionale ecausativo. Nonostante Dianetics sia ancora un requisito di studio per accedere ai corsi di Scientology e sia parte integrante di quest'ultima, ai più sfugge una forte contraddizione: in Dianetics si sostiene che l’auditor non è interessato a ciò che il “prechiaro” (colui che non è ancora clear) ha fatto, ma a ciò che a lui è stato fatto. Nell’auditing di Scientology, però, non si dà
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Anche in questo caso una semplice occhiata è sufficiente per farsi un’opinione sul fatto che quella pubblicata sul libro delle Paoline (a fine 2009) sia una intervista vera, o sia un copia e incolla di quanto pubblicato dal sito di Martini (nel 2008). Su un totale di 630 parole, quelle non perfettamente coincidenti sono appena 87. Sarebbero ancora meno – 84 – se dalla frase originale (“Internet, Allarme Scientology, free.it.religioni.scientology…”) l’odiato Allarme Scientology non fosse stato "sbianchettato" e sostituito con "i siti anti-sette".

C'è poi un aspetto interessante che spiega l'acrimonia della Gardini. Nella versione pubblicata nel 2008 da Martini, Sotgia ringrazia pubblicamente 3 persone: Maria Pia Gardini per i consigli, Martini per il sito Allarme Scientology e Alessia Guidi (il nickname usato da Martini sul forum) per avere "pazientemente rieditato il mio scritto originale - molto di getto - dandogli forma e leggibilità." In pratica Giacomo ringrazia Martini due volte e ci informa che la storia riguarda lui ma è stata scritta da Martini. Averla riportata su un libro senza citare il vero autore è sicuramente scorretto. Avere deliberatamente sostituito la citazione “Allarme Scientology” con il generico “i siti anti-sette” fa torto alla professionalità e all'onestà di un giornalista serio.

Concludo questi pensieri sul libro "Il coraggio di parlare" con alcune considerazioni in merito all'operazione editoriale nel suo complesso.

Oltre all’autore Alberto Laggia, in copertina figura anche Maria Pia Gardini in veste di curatrice, il che è decisamente incomprensibile: il “curatore” è chi organizza una raccolta di articoli di altri autori, oppure organizza e pubblica materiale di un autore scomparso (o che comunque non può autonomamente curare l’edizione del volume). Laggia è vivo ed è perfettamente in grado di badare a sé stesso; a cosa serve quindi un "curatore"? Difficile non pensare che le Paoline abbiano messo in copertina il nome reso celebre dal finanziere scomparso nel ’93 che è un nome che fa vendere. Una scelta editoriale poco rispettosa del lettore-cliente.

Il libro si presenta come un’opera di informazione sul pericolo Scientology. Pretendere di fare informare sulla Chiesa di Scientology e non citare nemmeno una volta il sito web Allarme Scientology, la fonte più autorevole in lingua italiana (e dopo averne plagiato due interi capitoli), sarebbe come pubblicare un libro che vuole informare sulle truffe del paranormale e non menzionare il CICAP. Costituisce un danno (incomprensibile) per chi acquista il libro che non può che squalificare il libro, chi lo ha firmato e chi lo ha pubblicato.

Al prezzo di 16 Euro vengono offerte le storie di 14 fuoriusciti. Di queste 14, solo 3 sono inedite: 9 sono disponibili da anni (gratuitamente) sul sito Allarme Scientology, una è già stata pubblicata su un altro libro ("Il libro nero delle sette") e una sulla rivista ("Oggi"). In pratica è un'operazione editoriale che propone materiale "usato" in cambio di sodi "nuovi". Ancora una volta non mi pare che possa considerarsi una scelta rispettosa per il lettore-cliente e sorprende che le Paoline si prestino a tali bassezze commerciali.

E già che siamo in argomento "fare soldi" è il momento di parlare di quel brano del post della Gardini che in precedenza ho tagliato (vedi il cap. 1).

A conclusione del suo intervento, la Gardini scrive: "Ora io voreri (sic) sapere cosa vuole lei dalle Paoline........soldi?????"

Rivolta a Martini, l'accusa di venalità è estremamente fuori luogo; fatta dalla Gardini è meschina.

Martini: è impegnata da anni a creare una biblioteca di informazione che ha raggiunto dimensioni enormi. Senza essere pagata da nessuno e mettendo il suo lavoro gratuitamente a disposizioni di tutti (disponibilità vergognosamente sfruttata da associazioni "anti-sette" che, al contrario, informazione non ne fanno, ma infarciscono i loro insignificanti siti-web con materiale prodotto o tradotto da Martini). Martini ha sempre collaborato gratuitamente con giornalisti di quotidiani e periodici (che poi si sono fatti pagare per l'articolo scritto). Caso ormai rarissimo, nel suo sito non c'è nessuna pubblicità: chi vuole usufruire del suo lavoro, non deve neppure scomodarsi per chiudere il banner pubblicitario che compare ormai ovunque (persino il sito istituzionale della RAI pubblicizza detersivi, purganti e assorbenti con le ali). Martini ha sempre pagato di tasca sua le spese del provider, che fino a poco tempo fa costituiva una spesa ingente, come ha pagato di tasca sua il viaggio in Belgio quando era stata invitata dalla Fecris a un suo congresso, invito che prevedeva un rimborso che Martini ha donato a un'associazione, così come il compenso per la traduzione in italiano degli atti del convegno della Fecris. Accusare Martini di essere interessata ai soldi è un'idiozia.

Gardini: per partecipare ai convegni della Fecris si è fatta pagare, così come per alcune traduzioni (di qualità discutibile avendo tradotto "boatos" con "boati"). In una intervista alla TV svizzera del 17 gennaio 2010 (visibile anche sul sito dell'Aris Toscana di cui la Gardini è l'esponente di maggior spicco) ha dichiarato:
Intervistatore: Come vive oggi finanziariamente?
Gardini: Ho la pensione, faccio delle interviste, faccio delle conferenze.
Le interviste riguardano ovviamente la sua esperienza in Scientology. Le "conferenze" sono le presentazioni del suo libro. In conclusione, la "battaglia" contro Scientology è per la Gardini un mestiere con cui fare soldi. Si fa pagare per concedere interviste e persino per fare pubblicità al libro dove compare il suo nome! Per la Gardini non è prioritario fare una corretta informazione: con i suoi denigranti interventi sui forum spesso pieni di "Stupidology", "$cientology", lei si propone per "combattere" a pagamento. E se non la pagano lei non combatte. Non è illegale, è un mestiere come un altro. Ma è ipocrisia se accusa altri di essere venali, è un'accusa meschina se rivolta a Martini.

Rimane infine un aspetto piuttosto scabroso: l'autorevolezza delle dichiarazioni della Gardini. Emblematica è un'affermazione che troviamo nell'intervista alla TV svizzera appena citata. Quando l'intervistatore presenta i due libri "I miei anni in Scientology - Colloquio con Alberto Laggia" e "Il coraggio di parlare", la Gardini interviene così:

"Anzitutto vorrei dire che l'ho scritto io anche il secondo."

Chi ha avuto modo di leggere quanto (e come) scrive la Gardini sul forum, potrà rendersi conto di quanto non sia verosimile che la vera autrice dei due libri sia la Gardini.