sabato 1 novembre 2014

Parabole e apologeti - cap.1


Il 15 ottobre 2014 Agenzia Radicale ha pubblicato l'articolo di Camillo Maffia "Il controverso caso Narconon: l’insopportabile parabola di un regime". È un articolo su cui ritengo utile fare delle precisazioni, per cui interrompo l'analisi dell'ass. AssoTutor (con la quale avevo interrotto l'analisi di una conferenza di M. Alessandrini), dopo di che completeremo il discorso su AssoTutor e successivamente su Alessandrini. Scrive Maffia:
Nel centro vediamo operatori atei, scientologi, cattolici
Il centro è una sede Narconon non precisata, e il senso della frase è che gli operatori sono sia seguaci di Scientology sia non aderenti alla Chiesa di Hubbard, come in una qualsiasi associazione dove l'estrazione religiosa è irrilevante. Benché in teoria sia possibile, chiunque abbia frequentato Scientology anche brevemente sa che in pratica la realtà è ben diversa (1). Questa ipotetica multiculturalità (informazione che Maffia ha accettato senza le dovute verifiche), è funzionale alla frase successiva, secondo cui i centri Narconon non avrebbero niente a che vedere con la chiesa di Scientology (a parte la condivisione di alcuni principi astratti). Ancora una volta una informazione non vera, appartenente alla propaganda del Narconon, a cui Maffia ha creduto sebbene le prove che la smentiscono (vedi per esempio qui) siano numerose e disponibili a tutti. Vediamola quindi la frase successiva:
Le connessioni con Scientology derivano dal fatto che il metodo Narconon nasce dal lavoro di un detenuto negli USA, William Benitez, che negli anni Settanta, leggendo i "Fondamenti del Pensiero" di Ron Hubbard (fondatore della Chiesa), ha sviluppato un metodo di disintossicazione oggi diffuso e riconosciuto in tutto il mondo
Maffia ci spiega che il metodo Narconon fu sviluppato - quindi ideato, sperimentato e definito - da questo William Benitez negli anni '70. Chi conosce Scientology (anche superficialmente) sobbalzerà sulla sedia a questa ricostruzione. Il metodo Narconon è la riproposizione di una pratica religiosa chiamata Purification Rundown codificata da Ron Hubbard (come ogni altra cosa in Scientology), a un pubblico diverso da quello delle chiese di Scientology. Il Purification Rundown dovrebbe purificare l'organismo dalle tossine; il metodo Narconon, purificare l'organismo dalle droghe. In pratica è lo stesso prodotto presentato con due nomi diversi così da venderlo a due diversi tipi di clientela.

La storia del "Purif", come viene comunemente chiamato il Purification Rundown, ha origine negli anni '50 (e non Settanta come scrive Maffia), quando Hubbard si innamorò di una sua fantasticheria che come d'abitudine definì "scoperta scientifica": il Dianazene, un miscuglio di alcune vitamine e sali minerali che in origine fu venduto come farmaco, finché non intervenne la Food and Drug Administration. Secondo Hubbard, il Dianazene avrebbe la proprietà di rimuovere le radiazioni atomiche e solari che, a suo dire, si accumulerebbero nei tessuti adiposi. Scientificamente un'assurdità. L'immaginaria scoperta scientifica venne resa nota in uno dei libri più ridicolizzati dell'immaginifico Hubbard: Tutto sulle radiazioni.

Tralasciando le vicende degli anni successivi arriviamo al 1977, quando Hubbard ebbe la conveniente idea di estendere le proprietà della niacina (principale componente del Dianazene), stabilendo sic et simpliciter che oltre alle radiazioni la niacina liberava anche dagli accumuli di sostanze tossiche in genere, che pure loro si depositerebbero nei tessuti adiposi. Fu a quel punto che inventò il programma "scientificamente testato" Purification Rundown, che consiste di:
  1. assunzione di alte dosi di niacina (da assumere con quelle vitamine e sali che completavano la formula del Dianazene); 
  2. mezz'ora di esercizio fisico; 
  3. quattro ore di sauna giornaliere.
Grazie alla sudorazione verrebbero così eliminate le tossine depositate da droghe, inquinanti atmosferici, pesticidi, farmaci, radiazioni ecc., tutti stanati dalla niacina (2). Sempre alla ricerca di nuovi clienti, l'utilizzo del Rundown di Purificazione per creare delle redditizie comunità di recupero fu consequenziale (3). Mai a corto di idee, prima che ai tossicodipendenti Hubbard si era rivolto alle vittime della polio, poi a chi soffriva di artrite o di asma, e infine a chiunque "la vita ha in qualche modo ferito. Non importa se si tratta di vittime di ferite fisiche o mentali". Limitare i legami tra Narconon e Scientology alla parabola del galeotto ricondotto sulla retta via dal salvifico libro di Hubbard può essere una puerile ingenuità per i credenti, ma è uno svarione che dimostra una colpevole impreparazione per chi fa informazione, e una ancor più colpevole predisposizione ad accettare senza senso critico le leggende dell'artificiosa propaganda di Scientology (in questo caso travestita da Narconon).

L'aspetto più curioso è che a smentire Maffia è la stessa Scientology, la quale pubblica delle biografie del suo fondatore spesso contraddittorie. Ci sono infatti le pagine web dei centri Narconon che, pur di nascondere l'appartenenza a Scientology, propongono la storiella del redento Benitez il quale avrebbe "sviluppato un metodo di disintossicazione ecc.", e c'è invece una pagina del sito di Scientology dove si legge che il Narconon "utilizza tecniche sviluppate da L. Ron Hubbard". Entrambe le versioni usano perfino lo stesso verbo: sviluppare.

C'è di più. Un'altra pagina del sito Scientology spiega che il metodo venne creato addirittura un decennio prima che il fantomatico Benitez finisse in carcere: "il programma di riabilitazione e prevenzione dalla droga fondato nel 1966 sulla base delle scoperte di L. Ron Hubbard". Ma contro Maffia ci si mette anche il sito con la biografia ufficiale di Ron Hubbard (quindi sempre di Scientology), dove viene spiegato cosa spinse il fondatore a intraprendere le impegnative ricerche che lo avrebbero portato a sviluppare il metodo Narconon: "fu la cosiddetta “rivoluzione psichedelica” degli anni Sessanta a dare impulso al suo più intenso impegno su questo fronte". C'è un che di malinconico in questo prodigarsi di Maffia a sostegno della propaganda del Narconon (ossia di Scientology), che viene smentito proprio dal beneficiario del suo prodigarsi: l'ingrata Scientology. Chi lo ha indottrinato sul Narconon, gli ha giocato un brutto scherzo.

Il fatto che Narconon sarebbe un metodo "riconosciuto in tutto il mondo" sarà analizzato più avanti, ma detto in sintesi è uno sproposito che non varrebbe neppure la pena di commentare. Va solo rilevato che pure questo è uno dei punti cardine della propaganda di Scientology che Maffia pare essersi tranquillamente bevuto (senza fare le doverose verifiche).

Passiamo alla affermazione successiva:
Narconon vanta la capacità di offrire un percorso di riabilitazione funzionale senza far ricorso né ad altre droghe, né agli psicofarmaci, come testimoniato dalla perizia dei dottori Gulini (Direzione Medica ASL Piemonte) e Cozzula. Lo studio rileva infatti un considerevole tasso di successo
Quella degli studi che validerebbero l'efficacia del metodo Narconon appartiene alla propaganda (ingannevole) di Scientology. Quando una qualche entità competente si è pronunciata in merito (o sul Rundown di Purificazione, che è la stessa cosa), il giudizio è sempre stato una severa stroncatura:
  • 1989 - a causa del Purification Rundown il centro Dianetics di Modena viene condannato per truffa e abuso della professione medica (sentenza poi confermata fino in Cassazione);
  • 1996 - completa bocciatura del metodo da parte del Consiglio Nazionale Svedese per la Salute e il Welfare;
  • 2004 - il programma educativo Narconon bandito dalle scuole di S. Francisco (California);
  • 2005 - la California Medical Association prende posizione contro il metodo Narconon, ecc.;
  • Si vedano inoltre i numerosi pareri medici unanimemente contrari, o meglio allarmati, raccolti in questa pagina.
Esistono alcuni studi sbandierati dal Narconon sui propri siti che attesterebbero la validità scientifica del metodo e la sua straordinaria efficacia, di gran lunga superiore a ogni altro metodo di recupero dalle tossicodipendenze. In merito alla sua efficacia, per esempio, sul sito della Chiesa di Scientology (a testimonianza che il Narconon è Scientology) si legge che "la percentuale di successo del Narconon non solo è la più alta del mondo, ma è quattro volte superiore alle medie internazionali". Da un'analisi anche superficiale però, questi studi risultano privi di ogni credibilità (vedi qui).

Venendo al caso in esame, Maffia scrive che "lo studio rileva infatti un considerevole tasso di successo". Invece il buon senso rileva che gli studi andrebbero anche letti, prima di citarli. Se lo avesse fatto, Maffia si sarebbe accorto che anche la perizia dei dottori Gulino e Cozzula, l'unica propagandata dal Narconon in Italia, presenta numerosi aspetti che la invalidano. Poiché meriterebbe un articolo a parte, qui mi limito a rilevare solo due dei vari aspetti critici:
  1. la perizia era nata come ricerca multicentrica, doveva cioè valutare nel loro insieme una pluralità di centri Narconon, ma per ammissione degli autori si è scontrata con l'impossibilità di reperire i dati di altri centri e si è limita al solo "Narconon Il Gabbiano" (in provincia di Lecce), usufruendo di un campione statisticamente insufficiente di soli 62 individui;
  2. in apertura di perizia viene ricordato che "la letteratura scientifica suggerisce un intervallo di almeno 3 anni per poter formulare un giudizio di successo del percorso". Ebbene, il numero di pazienti esaminati dopo almeno 3 anni (o almeno 2 anni, o anche un anno solo) dalla fine del trattamento - che secondo Maffia presenta "un considerevole tasso di successo" - è zero.
La perizia che tanto entusiasma il nostro giornalista non ha valore per ammissione dei suoi stessi estensori (4). Contiene inoltre anche un aspetto divertente. Per sopperire all'impossibilità di esaminare soggetti usciti dal programma da almeno tre anni, che è l'elemento cardine per la valutazione del metodo, i due autori hanno escogitato una soluzione originale: esaminare quegli "atei, scientologi, cattolici" - per usare le parole di Maffia - che operano nella struttura. Sarebbe come se per verificare l'efficacia delle terapie somministrate in un ospedale si esaminassero i medici curanti anziché i pazienti dimessi. Geniale. Questa è la perizia che consente al giornalista Maffia di affermare che il metodo Narconon vanta "un considerevole tasso di successo".

Per inciso, a questo punto possiamo valutare meglio una dichiarazione di Scientology vista in precedenza: "la percentuale di successo del Narconon non solo è la più alta del mondo, ma è quattro volte superiore alle medie internazionali". E' un'affermazione che ci dà la misura della disinvoltura con cui la multinazionale dell'intelligenza si inventa i dati che certificherebbero la validità delle sue pratiche (religiose); vediamo come. I due autori della perizia rilevano l'inadeguatezza "della metodologia di tenuta dei database interni alle strutture", carenza che li ha indotti a suggerire "un importante lavoro di revisione degli aspetti informativi". In pratica, i dati che consentirebbero di misurare l'efficacia del metodo riabilitativo non esistono, poiché non vengono raccolti. Inoltre, come si è visto in precedenza, "di altri centri dell’Associazione Narconon presenti nel territorio europeo" non è stato possibile il "reperimento dei dati". Questo significa che, al pari della struttura esaminata, anche gli altri centri Narconon presenti sul territorio europeo non raccolgono questi dati, per cui non si comprende come sia possibile sostenere che il successo del metodo Narconon sia "quattro volte superiore alle medie internazionali", se non inventando delle percentuali da utilizzare in una propaganda fondata sulla menzogna; un aspetto che non sorprenderà chi ha una minima conoscenza di Scientology (5). E una volta sciolti i freni della correttezza, i proclami Narconon fluiscono generosi: "I centri Narconon, la cui incomparabile efficacia viene accolta universalmente da un vivo apprezzamento, riscuotono una percentuale di successo quintupla rispetto a tutti gli altri programmi di recupero." Si consideri che, pur nella completa mancanza di dati, il Narconon non si fa scrupolo di presentare queste strabilianti statistiche:
Dopo il completamento degli altri programmi di recupero, il 50% dei casi studiati ha continuato a usare e vendere droga. Nessuna delle persone che hanno completato il programma Narconon in un gruppo simile ha ripreso a consumare né a spacciare droga. Inoltre, mentre gli altri programmi riuscivano a ridurre al 40% i furti legati alla droga, coloro che terminavano il programma di recupero Narconon cessavano completamente di commetterne.
Coloro che, terminato il Narconon, avrebbero smesso definitivamente di assumere stupefacenti, spacciare o rubare sono un irreale 100% (contro il 50% degli altri metodi). Si tratta di annunci che ricordano quelli del CeSAP: "una media di un centinaio di richieste di aiuto al giorno". Questa è l'attendibilità delle informazioni fornite da Scientology e certificate da Maffia nel suo articolo. Informazioni che Maffia ha evidentemente ritenuto credibili; anzi certe, dato che se le avesse considerate solo credibili (e quindi potenzialmente non corrette) le avrebbe verificate.
In Italia la vicenda Narconon inizia con l’improvvisa chiusura dei centri ad opera del giudice Mulliri negli anni Ottanta
Non è vero. Ancora una volta Maffia pare aver creduto alla propaganda (ingannevole) di Scientology senza verificarla. Prima dell'ordinanza di chiusura dei Narconon firmata nel dicembre 1986 dal giudice Mulliri, dopo anni di indagini scaturite da continue segnalazioni di NAS, Carabinieri, Guardia di Finanza e denunce di famigliari, che descrivevano situazioni igienico sanitarie disastrose e un generalizzato stato di degrado, si era già registrata la chiusura di vari centri Narconon per ordine delle Regioni o dei sindaci competenti. Non mancava neppure una severa una nota del Ministero della Sanità.

Si consideri che già l'8 giugno 1983, a nemmeno un anno dalla fondazione del primo centro Narconon in Italia, aperto a Osnago il 12 agosto 1982, l’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia inviava un primo esposto alla Procura della Repubblica.

L'intera storia del Narconon in Italia (così come all'estero) è caratterizzata da costanti problemi giudiziari (6), in genere derivanti da condizioni igienico-sanitarie particolarmente gravi, ma non sono mancati eventi di ordine penale, svariati decessi nonché suicidi. Ridurre i problemi giudiziari dei centri Narconon all'ordinanza dal giudice Mulliri è riduttivo e soprattutto fuorviante. Serve però a inserire nella narrazione di Maffia il cattivo della storia, l'antagonista necessario a esaltare i pregi del "buono", che in questo caso sarebbe il Narconon. Si tenga presente che, autonomamente dall'inchiesta Mulliri, si erano già occupati delle attività dei centri Narconon la Questura di Alessandria, il Nucleo di Polizia Giudiziaria dei CC di Milano, la Squadra Mobile di Milano, la Sezione Tossicodipendenze del Tribunale di Genova, la magistratura di Bologna, quella di Roma. E poiché nella storia narrata da Maffia il giudice Mulliri sarebbe il cattivo, è opportuno ricordare, per fare un solo esempio, che nel rapporto dei NAS di Genova si descrisse uno stato di degrado (con escrementi di cani nelle cucine) e di carenza di "igiene personale" tale "da rendere disagevole ed imbarazzante l’esecuzione delle perquisizioni personali". I rapporti degli altri NAS descrivono situazioni simili. Se gli inquirenti del processo di Milano sono i "cattivi" che per malvagità hanno tormentato il "buon" Narconon, allora il Gatto e la Volpe erano due benefattori sfruttati da un Geppetto narcotrafficante.
il tragico abbandono di centinaia di tossicodipendenti in crisi d’astinenza lasciati a vagare nelle campagne dopo l’arrivo delle forze dell’ordine. [enfasi nell'originale]
Addirittura la scenetta strappalacrime, come in un settimanale per parrucchiere. Un espediente retorico così scadente in un articolo di Maffia è una sorpresa impensabile, ma tant'è, affrontiamo pure questa.

L'immagine di quei poveri ragazzi ridotti in zombie che infestano le italiche campagne per colpa di un infame burocrate è una fesseria. Allora come adesso, nei centri Narconon non vengono ospitati dei senzatetto, ma ragazzi che alle spalle hanno una famiglia disposta a pagare delle rette molto costose. A metà anni '80 variavano tra il milione e ottocentomila e i due milioni di lire al mese, più i libri (800.000 lire solo la serie iniziale), più i corsi di base di Scientology. Erano quindi genitori disposti ad affrontare grossi sacrifici (talvolta anche serie difficoltà economiche) per il proprio figlio. Si tratta quindi di ragazzi che in caso di emergenza la famiglia non avrebbe abbandonato in mezzo alla strada come un qualsiasi diseredato delle favelas sudamericane. Anzi, leggendo le carte processuali non era infrequente il caso contrario: genitori che constatate le condizioni di squallore generalizzato e la quantità di stupefacenti che circolavano all'interno della struttura, si portavano via il figlio. A voler essere puntigliosi, la sentenza del 2 luglio 1991 del maxiprocesso di Milano rileva che c'era davvero chi era disposto a lasciare i ragazzi "in crisi d’astinenza" a "vagare nelle campagne". Si tratta però dei dirigenti del Narconon (e in un caso della Chiesa di Scientology): se all'esatta scadenza la retta (da pagare sempre in anticipo) non era saldata per intero, il pargolo veniva espulso (7).

Ma scenette strappalacrime a parte, ciò che Maffia vuole evidenziare è che la chiusura dei centri firmata dalla Mulliri fu una decisione degna di "Genni 'a carogna": un'immotivata aggressione ai danni di un'organizzazione che - come vedremo nella frase successiva - amorevolmente si prendeva cura dei ragazzi e li proteggeva dalle insidie del mondo "nel morbido silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli" (poveri noi, anche il bucolico cinguettio). Cinguettii a parte però, cosa avrebbe dovuto fare un inquirente al ricevimento di rapporti dei NAS in cui si rilevava che:
  • relativamente all'ispezione al Narconon di Castelnuovo Bormida, dove erano presenti 93 persone: "La consultazione dei "folders" [le cartelle personali] ha evidenziato 39 casi di uso o spaccio di sostanza stupefacente all'interno e all'esterno del centro anche da parte di "staff" [gli operatori del centro - ndr].";
  • relativamente all'ispezione al Narconon di Prazzo, che all'atto della perquisizione non aveva ospiti ma solo 5 persone dello "staff": "Sono stati rilevati n. 15 casi di uso di droga all'interno e/o all'esterno della comunità.";
  • relativamente all'ispezione al centro Narconon di Scarlino Scalo di Grosseto: "dai "folders", sono stati evidenziati 72 casi di uso di sostanze stupefacenti all'interno e/o all'esterno del centro, anche da parte di personale degli operatori."
Potrei continuare, ma abbiamo capito che nei centri Narconon dell'epoca il cinguettio lo si sentiva anche senza gli uccellini. Vediamo invece uno stralcio della relazione del NAS di Napoli, relativo all'ispezione al Narconon di Raviscanina che ospitava 31 persone, dove si rileva che:
non si prende in esame il grado di tossicodipendenza del soggetto ma unicamente la disponibilità economica del tossicomane […] il tossicodipendente reclutato viene subito accettato al di fuori di qualsiasi esame e valutazione ai fini dell'effettiva possibilità di recupero ed ammesso al trattamento comune, standardizzato per tutti, automatico, generalizzato, non differenziato: non vi sono psichiatri, psicologi, farmacologi, assistenti sociali. Il medico convenzionato del Narconon si vede molto di rado e, del resto la sua presenza è inutile in quanto si limita a prescrivere una gran quantità di preparati magistrali a base vitaminica, spesso non rispondenti nel contenuto al dichiarato, che, sotto il nome di "bombe" lasciate negli scaffali alla mercé del primo arrivato vengono propinati al soggetto in quantità sempre uniformi al di fuori di qualsiasi prescrizione medica "ad personam". il metodo, semplicistico ed illecito è stato censurato dall'Istituto Superiore di sanità
Se a tutto questo sommiamo l'estremo degrado igienico-sanitario visto in precedenza, c'è da chiedersi cosa avrebbe dovuto fare il giudice Mulliri secondo Maffia, ma passiamo oltre.
Guardiamo il paesaggio tranquillo e irreale e la serenità che emana, camminando per l’ex albergo rivalutato dall’associazione Narconon e soffermandoci nella grande sala adibita a biblioteca, dove i degenti si concentrano sui programmi di studio nel morbido silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli. Sembra impossibile che trent’anni fa luoghi ideati per garantire a chi ne usufruisce la pace mentale
Leggendo l'aulica prosa di Maffia viene il rammarico di non essere dei tossici per poter usufruire di quella "pace mentale". Le cose devono essere molto cambiate da quando io frequentavo le Org di Scientology, che all'epoca sembravano la capanna dello zio Tom. A parte "l'ufficio di Ron" sempre impeccabile, il resto era di una povertà e sporcizia avvilente. La giustificazione era che siamo qui per salvare l'umanità (in Scientology "salvare il pianeta") e non ha senso perdere tempo con assurde frivolezze materiali; che ti frega delle sedie sgangherate o se il cesso è una latrina medievale, dopo trilioni di anni puoi finalmente elevarti a una condizione di semi-dio, pensa a raggiungere quello scopo! Ma anche ipotizzando uno straordinario miglioramento degli ambienti scientologici, chi conosce come funzionano le cose al suo interno si sentirà stringere il cuore al pensiero di quanto avranno sgobbato - giorno e notte - gli staff di Scientology assegnati a pulizia e riordino degli ambienti da mostrare al giornalista amico (perché senza la certezza che quel giornalista era ben disposto verso Scientology, col cavolo che sarebbe stato autorizzato a metter piede in un suo centro, dove i giornalisti sono graditi come un attacco di colite). Per chi non è pratico, gli staff vengono assegnati alla pulizia per punizione, che nell'orwelliana Scientology non mancano mai.
All’epoca [l’on. Luciano Violante - precisa Maffia - "del Partito Comunista Italiano"] era impegnato in una strenua e dichiarata lotta contro Scientology volta da un lato alla reintroduzione del reato di plagio abolito per incostituzionalità dopo il caso Braibanti, dall’altro al ridimensionamento di una presenza amerikana col kappa come Scientology in Italia alla vigilia del crollo del muro di Berlino.
Una delle peculiarità più squalificanti degli antisette (contro cui Maffia si batte strenuamente) è la tendenza a vedere complotti ovunque, ma sotto questo aspetto anche Maffia non scherza. Il brano sopra riportato, assieme ai paragrafi successivi, ne sono una chiara testimonianza. Chi ha vissuto quegli anni sa bene che nell'86 il crollo del muro di Berlino, che è del novembre '89, era inimmaginabile, così come nell'87 e per quasi tutto il 1989. Ma per Maffia pare fosse immaginabile fin dai primi anni '80 (data di nascita dell'inchiesta che porterà al maxiprocesso di Milano) la preparazione occulta alla caduta del muro di Berlino, evento simbolo del crollo dell'Unione Sovietica. Un'ipotesi storicamente ardita, che ricorda la meravigliosa saga delle scie chimiche o dei finti sbarchi lunari.
Dopo sei gradi di giudizio, il maxiprocesso si conclude con archiviazioni, assoluzioni e il riconoscimento della natura religiosa di Scientology da parte della Cassazione, cui non segue nessuna iniziativa parlamentare o politica. Eccetto l’accertamento di pochi reati individuali, del tutto estranei all’attività della Chiesa, Scientology esce dal maxiprocesso a passo di danza, con tutti i principali imputati assolti da ogni capo d’accusa e nientemeno che una sentenza definitiva che sancisce indiscutibilmente il carattere religioso del movimento.
È una ricostruzione di una parzialità che lascia disorientati. Poiché la storia del processo di Milano è lunga e ricca di capovolgimenti, una sua esposizione puntuale richiederebbe una quantità di spazio e ancor più di tempo che non sono disposto a dedicarle. Anche perché le informazioni a cui ho accesso io sono disponibili a chiunque, e se qualcuno vuole conoscerle se le vada a leggere - Maffia incluso (anche se lui riterrà di sapere già quel che c'è da sapere grazie alle veline propinategli da un dirigente di Scientology molto cortese, che avrà casualmente incontrato al bar mentre prendeva un caffè).

Tuttavia, affinché non si pensi che non ho argomenti a sostegno della mia accusa di faziosità, posso proporne una stringatissima sintesi. Questo perché invece di spendere il mio tempo in amabili conversazioni con esponenti di OSA (8), io mi sono smazzato le migliaia di pagine degli atti del maxiprocesso. L'iter processuale ha sancito che sono stati consumati un grande numero di reati, e non "pochi" come sostiene Maffia. Dei 27 capi di imputazione relativi a singoli episodi criminosi, 25 sono stati confermati [9], oltre a reati tributari). I reati sanzionati furono: circonvenzione d'incapace (talvolta aggravata), tentata truffa (talvolta aggravata), estorsione, violenza privata, abuso della professione medica e maltrattamenti, oltre a un singolo caso di abbandono di incapace. Tutti delitti conseguenti alla insaziabile bramosia di denaro del fondatore, che in svariate direttive ordina "FATE SOLDI, FATE PIÙ SOLDI".

Con il "paesaggio tranquillo", il "morbido silenzio", la "serenità che emana" e il "cinguettio degli uccelli", Maffia tratteggia un Narconon ammantato da una stucchevole bontà francescana, ma tra le numerose vittime di circonvenzione (quindi affette da disturbi mentali chiaramente evidenti), c'era persino un soggetto internato in un ospedale psichiatrico. Si tenga inoltre presente che il tribunale che riconobbe quei 25 capi di imputazione (confermati nei gradi successivi) fu estremamente prudente nelle sue valutazioni. Per fare un esempio, un imputato fu assolto dall'accusa di circonvenzione di incapace ai danni di una persona che "soffriva di psicosi paranoide con delirio persecutorio", perché il referto psichiatrico non riportava esplicitamente che la deficienza psichica era chiaramente percepibile da chiunque. Parlare di "pochi reati individuali" rasenta il grottesco.

Di questa mole di reati - ribadisco giudicati con sentenza definitiva - la maggior parte non fu possibile identificare con certezza l'autore. Tra i reati di cui fu identificato il responsabile, ancora una volta la grande parte venne estinta dall'amnistia del 1990. Furono così comminate solo alcune condanne, che però si estinsero per sopravvenuta prescrizione grazie al protrarsi dell'iter processuale. Divenute definitive tutte queste condanne, la parte conclusiva di quel combattuto processo si incentrò su una sola imputazione: l'associazione a delinquere. Va rilevato che quest'ultima ipotesi accusatoria, dai giuristi è stata valutata come figlia di quell'isteria antisette che all'epoca stava invadendo l'Europa, e il PM Forno pare ne fosse un sostenitore, visto che contestò il reato associativo con un pervicacia pari alla severità con cui fu rigettato dalla Cassazione (e dalla Corte d'Appello a cui venne rimandato il processo).

I giuristi valutarono la definitiva assoluzione di Scientology dal reato di associazione a delinquere come un "Esito che forse è anch'esso sintomo di una «decostruzione del panico morale intorno al problema delle sette in Europa occidentale»" (commento che qualifica gli attuali gruppi antisette e la recente Squadra AntiSette della Polizia come bloccati agli anni Ottanta). Ma di fronte al gran numero di reati accertati, anche tenendo in considerazione l'assoluzione per il reato associativo, leggere che "Scientology esce dal maxiprocesso a passo di danza" fa pensare a un articolo preso da il Giornale, forse la pubblicazione più comica del nostro panorama editoriale. Anche perché, al di là dei numerosi reati sanzionati, il tribunale di primo grado la cui impostazione fu pienamente confermata fino in Cassazione commentò che: "Certamente, i sistemi spesso praticati in seno all'organizzazione […] non possono andare esenti da giudizi del tutto critici e negativi sotto un profilo morale ed etico: tuttavia non sempre quello che è moralmente illecito è anche penalmente rilevante." Il commento viene riportato e condiviso anche dalle sentenze successive. Scientology può anche danzare, ma il giudizio uscito da quel processo a cui si appella Maffia per osannare Scientology è impietoso.

Ancora un paio di precisazioni. Parlare di "reati individuali del tutto estranei all’attività della Chiesa", quasi che gli staff avessero rubato al supermercato, è fuorviante, dato che si trattava di reati commessi durante l'attività ecclesiastica, quella pratica di "vendita dura" codificata in dottrina. (vedi nota *) Si consideri che uno staff fu riconosciuto colpevole di truffa ai danni dei genitori di una minorata psichica per aver loro garantito la restituzione dei 23 milioni di lire dell'auditing se non si fosse risanata, ma la clausola restitutoria stampata sui moduli delle ricevute era presente solo nella copia che non veniva consegnata ai clienti; un artifizio di cui non era di certo responsabile lo staff condannato (e di cui forse era all'oscuro). Scientology saprà anche danzare, ma certi suoi dirigenti sanno invece raggirare poiché chi ordinò di togliere quella clausola da una delle copie delle ricevute non era certo l'addetto alle pulizie.

Quanto al fatto che "la sentenza definitiva sancisce indiscutibilmente il carattere religioso del movimento", che Maffia fa apparire come una consacrazione, dobbiamo andare alla sentenza conclusiva, quella dell'ottobre 2000 della Corte d'Appello di Milano la quale, in osservanza alle linee guida della Corte Costituzionale fece - riassunto in estrema sintesi - il seguente ragionamento: Scientology sostiene di essere una religione e questa Corte non ha elementi per provare il contrario (10). Ciò che, ripetendolo due volte, Maffia fa passare per un prestigioso imprimatur, è in realtà la banale presa d'atto di una autoqualificazione in forza della quale "è religioso ciò che individui e gruppi dichiarano di credere tale" (11). Una presa d'atto che non verrebbe negata nemmeno alla Chiesa della Santa Pizza Napoletana. Va inoltre precisato che nella sua sentenza la Corte d'Appello lascia chiaramente trasparire che è una decisione che non condivide, ma che ha dovuto prendere dai limiti imposti, "a torto o a ragione", dal precedente rinvio della Cassazione ().

(continua)



Note:

1) I centri di Scientology, così come i Narconon, pubblicano spesso annunci di lavoro, ma la retribuzione irrisoria (pochi euro al giorno) e il carico di lavoro irragionevole (almeno 12 ore al giorno tutti i giorni dell'anno) è accettabile solo da chi abbia uno scopo che va oltre il comune impegno lavorativo (nel caso degli scientologi lo scopo è salvare l'umanità), per cui può capitare che un esterno lavori per qualche giorno prima di andarsene, considerando l'ambiente una gabbia di matti. Nella pratica le offerte di lavoro di Scientology sono una delle varie strategie di proselitismo, in verità alquanto bislacco dato che crea più ostilità che interesse verso Scientology.

2) La Chiesa di Scientology così descrive il Purification Rundown: "un programma sviluppato al fine di aiutare a rilasciare e liberare dal corpo i residui tossici accumulati che potrebbero essere presenti nei tessuti, e nello stesso tempo, a ricostruire i tessuti e le cellule danneggiate." (L. Ron Hubbard, La via della felicità).

3) In un documento interno sequestrato durante una perquisizione in una sede di Scientology, i Narconon vengono definiti "miniere d'oro".

4) Sulla scrupolosità con cui è stato fatto lo studio è legittimo avanzare delle riserve. Tanto per citare una delle numerose anomalie, non viene specificato chi ha materialmente effettuato i prelievi per gli esami di laboratorio e con quali modalità pratiche. Stante questa omissione, poiché gli autori risiedono in Piemonte e avrebbero analizzato una struttura pugliese distante un migliaio di chilometri, sorge il dubbio che i prelievi non siano stati eseguiti sotto la loro diretta supervisione. Per chi conosce come vanno le cose in Scientology, dove la pratica di "aggiustare" le cose e di mentire (a fin di bene, naturalmente, ossia a favore di Scientology che è il massimo bene dell'umanità) è una legge inviolabile, è facile immaginare come si sia proceduto. Ricordo che una sentenza ha stabilito che Scientology "si basa sulle menzogne e l'inganno". Non deve quindi sorprendere il fatto che i partecipanti al programma di disintossicazione fossero perfettamente puliti (in contrasto con i frequenti casi riscontrati di pazienti e operatori del Narconon scoperti a far uso di sostanze stupefacenti).

5) Tutte le procedure all'interno delle sedi di Scientology sono standardizzate in modo ferreo da direttive di Hubbard che indicano nei minimi dettagli come operare; non è quindi ipotizzabile che in America questi dati vengano raccolti e in Europa no.

6) Dal rinvio a giudizio, pag. 677: "In pratica non esiste migliore dimostrazione di questa estrema "litigiosità" dei centri Narconon delle parole dello stesso Zanella [all'epoca a capo del Narconon - ndr] a questo G.I. durante un suo interrogatorio quando ha affermato che una voce molto pesante nel bilancio dei centri era stata sempre quella delle spese legali."

7) Tralasciando i casi concreti emersi in dibattimento, in merito alle direttive impartite questo è ciò che ha stabilito il maxiprocesso di Milano: "Le affermazioni di questi testi trovano poi conferma in due fonti di sicuro rilievo: il VEROTTA, che per le sue funzioni di contabile doveva ben essere al corrente di questa materia, ha, infatti, precisato che “vi era una direttiva di ZANELLA che escludeva l’accoglimento di chi non avesse prima pagato”, e la RABAGLINO, che aveva lavorato come operatore nel centro di S. Quirico, ha dichiarato testualmente: “con mio marito avevo pensato di accantonare le somme ricevute per consentire a chi non aveva i mezzi di poter frequentare, ma fummo censurati; la regola era che per essere ammessi si doveva pagare la retta senza alcuna possibilità di aiuto da parte dell’organizzazione”." (Corte d'Appello di Milano, 1993)

8) OSA (Office of Special Affairs) è il temuto dipartimento di Scientology che tra le altre cose si dedica alla molestia (il termine usato in una direttiva di Hubbard è: distruzione) di chi critica Scientology. Chi conosce come vanno le cose in Scientology, non avrà alcun dubbio che ad avvicinare un giornalista per passargli informazioni, è stata un'operazione interamente gestita da OSA.

9) "In ben 25 casi dei 27 capi di imputazioni, in cui sono stati contestati singoli episodi criminosi, sono stati commessi reati da parte di aderenti all'organizzazione nei confronti di coloro che si avvicinavano all'istituto di Dianetica, divenuto poi chiesa di Scientology, dato questo già di per sé decisamente significativo, posto che per nessun'altra organizzazione, con fini dichiaratamente non solo leciti ma addirittura filantropici, risulta essersi verificata un'ipotesi del genere nell'arco di pochi anni"; Corte d'Appello, motivazione della sentenza, 1993. I 25 casi su 27 di cui si parla si riferiscono alla sentenza emessa dal tribunale di primo grado. In appello queste condanne verranno confermate, e verranno inoltre riconosciuti colpevoli del reato di truffa, estorsione ed esercizio abusivo della professione medica, svariati imputati che in primo grado erano stati assolti.

10) Dalla sentenza della Corte d'Appello di Milano del 5 ottobre 2000: "In altre parole, in difetto degli ulteriori apporti probatori idonei a superare le censure della Cassazione, questo giudice prende atto con la Suprema Corte che le prove acquisite non consentono di escludere la natura confessionale di Scientology suffragata dallo statuto e dal pubblico riconoscimento."

11) Nicola Colaianni; Confessioni religiose e intese, Cacucci, 1990.

12) "Non sembra dunque seriamente contestabile che, a torto o a ragione, ma comunque in modo processualmente vincolante, il giudice del rinvio è stato posto nella condizione di dover giustificare il proprio convincimento sulla base dello schema esplicitamente enunciato dal giudice superiore che prevede, tra l'altro, una presa di posizione sulla natura confessionale di Scientology. Non pare che la Cassazione abbia lasciato ulteriori vie di fuga in proposito, esplicitando una serie di vincoli di cui in questa sede si può solo prendere atto, lasciando da parte i personali convincimenti". Corte d'Appello di Milano del 5 ottobre 2000.