mercoledì 11 aprile 2012

Intervista a Maria P. Gardini cap. 11

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Siamo in conclusione di questo viaggio tra le fantasiose e mutabili dichiarazioni di Maria Pia Gardini. È indubbio che Scientology sia un gruppo controverso, accusato di molti e gravissimi abusi, particolarmente sui minori, e una corretta informazione sarebbe di grande utilità. Abbiamo quindi che:
  • La Gardini accusa Scientology di averla impoverita. Non è vero, ma è innegabile che chi la definisce "macchina mangiasoldi", esprime un'opinione largamente condivisa.
  • La Gardini accusa Scientology di averla ricattata con la minaccia della disconnessione. Non è vero, ma è innegabile che in Scientology questa pratica costituisca una piaga.
Per gli ex più ostili - di cui le "associazioni anti-sette" si fanno portavoce - l'importante è rappresentare l'ex gruppo di appartenenza come un movimento estremamente pericoloso. E poco importa la veridicità del messaggio che viene veicolato. Ciò che importa è demonizzare il gruppo, presentandolo come un cancro da estirpare.

Siamo al fine che giustifica i mezzi. Si giustifica un'azione contraria alla morale, in nome di un bene ritenuto superiore. Una mentalità che hanno in comune sia gli scientologi che i fuoriusciti più ostili. Ma si tratta di una pratica immorale, inaccettabile per ogni persona di buon senso, così come è inaccettabile per ogni persona di buon senso l'auspicio di Scientology che vorrebbe (in nome di un bene superiore) privare dei diritti civili chi non è scientologo.

Arriviamo così al problema di fondo:

    - fare allarmismo non è fare informazione;
    - i processi mediatici non portano giustizia;
    - raccontare balle non è aiutare gli altri, è solo raccontare balle.

La realtà è più variegata della visione manichea di chi con un colpo di scure divide il mondo in buoni e cattivi. Il pericolo è quello di creare nuove vittime prima, e di banalizzare un problema reale dopo.

Non c'è da stupirsi se da alcuni anni si fanno sempre più insistenti anche in Italia le voci di chi pone in discussione l'attendibilità di quei fuoriusciti che si mostrano fortemente critici verso il loro ex gruppo. Una presa di posizione che ha portato alla creazione di 2 schieramenti.

Da una parte chi considera questi fuoriusciti dei paladini che si battono per il bene comune, una sorta di eroi civili che si espongono in prima persona al fine di informare di un pericolo. Dall'altra parte chi solleva dubbi sulle reali motivazioni degli ex più ostili, le cui testimonianze possono essere una ricostruzione inattendibile del loro vissuto, perché alterata dal tentativo di addossare al gruppo la responsabilità dei loro fallimenti.

Poiché è un dibattito che nei paesi più avanzati ha portato a elaborare questo problema in modo proficuo, basterebbe che le associazioni "anti-sette" guardassero a quali conclusioni sono arrivati. Ma ciò che all'estero è un dibattito serio, capita che in Italia scada in un gretto pettegolezzo. Assistiamo così al penoso spettacolo di alcuni gruppi "anti-sette" - fautori di una lotta totale alle "sette" - impegnati a combattere con la maldicenza gli studiosi di Nuovi Movimenti Religiosi, i quali - predicando un maggior equilibrio di giudizio - vengono accusati di intelligenza col nemico.

Uscita da Scientology, Maria Pia Gardini è divenuta l'esponente più in vista dell'associazione "anti-sette" ARIS, e l'emblema delle associazioni antisette italiane in genere. Come tale dovrebbe essere inattaccabile sia nelle sue dichiarazioni che nelle motivazioni. E non c'è dubbio che sia da annoverare tra gli ex particolarmente ostili. Sul LNDS si definisce una "dei nemici più agguerriti di Scientology". Dichiara che "sarà per sempre il mio più grande e appagante divertimento" ciò che lei stessa definisce "la mia battaglia". Una battaglia a cui dedicare tutto: "È quello che io farò finché avrò un attimo di respiro" (Storie Vere).

Ma durante una battaglia raramente la ragionevolezza e l'obbiettività trovano il giusto spazio. Nelle pagine precedenti ne abbiamo visto numerosi esempi. Vediamone un altro, forse il più emblematico del suo operato (e con lei, quello del gruppo antisette di cui fa parte).

Maria Pia Gardini sostiene di avere una missione: un "nuovo dovere di testimonianza da portare avanti" (IMAIS). Sarebbe un proposito nobile, se non fosse che a lei non interessa per niente "fare informazione" (corretta o falsa che sia). Lo dimostra un episodio accaduto sul forum Exscn. Un partecipante chiede al nuovo venuto Andrè di raccontare la propria esperienza, ma la Gardini blocca immediatamente la richiesta, aggiungendo che la storia "la leggerai tutta ma non qui". Ci pensa Andrè a chiarire il motivo di questa incomprensibile censura: "Maria Pia ha incluso la mia esperienza in Scientology nel suo prossimo libro".

Se fosse vero "questo nuovo dovere di testimonianza" che dice di sentire, coglierebbe ogni possibilità di fare informazione a riguardo "dei soprusi, dei condizionamenti, degli odiosi ricatti" (IMAIS) compiuti da Scientology. La Gardini è stata invece prontissima a zittire una importante testimonianza su Scientology: chi vuole conoscere l'esperienza di Andrè si compri il libro.

Quali siano le motivazioni che l'hanno indotta ad abbracciare con tanto entusiasmo il suo ruolo di "nemico pubblico numero uno" di Scientology le abbiamo viste. Sono le stesse che l'hanno indotta a "lanciarsi ai massimi vertici della Chiesa": l'ambizione di percepirsi superiore agli altri. Un sogno "alimentato dalla mia voglia di eccellere". In pratica, la vanità. E non ha importanza quale dei due schieramenti le offra la possibilità di soddisfare la sua ambizione. Dopo una vita di insuccessi, l'importante è sentire che "gli altri ti invidiano" e ti ammirano come "un dio" (dentro l'organizzazione), oppure sentire di "essere un personaggio noto", di cui parlano "i giornali e le trasmissioni televisive del mio Paese" (fuori dall'organizzazione). Per la Gardini va bene essere "una scientologa in carriera", così come essere una anti-scientologa in carriera. L'importante è essere in carriera.

Certe associazioni anti-sette italiane, che si prefiggono di "arginare il male", hanno gravi responsabilità in tutto questo. Sposando acriticamente le posizioni della Gardini, si comportano come le sette che dicono di combattere, ed è per questo che anche in Italia si inizia a parlare della "setta degli anti-sette". Come le "sette" sono disposte a mentire, dimostrano fanatismo e dividono il mondo in buoni (chi la pensa come noi) e cattivi (tutti gli altri). Questa vicenda ne è una ulteriore conferma: hanno eletto a loro principale testimonial una martire professionale che racconta falsità. Una persona che ricostruisce il proprio passato per acquisire uno status sociale utile a soddisfare il proprio narcisismo e compensare una vita di fallimenti. Una persona che si presenta come la vittima che non è mai stata e la brava madre che non è riuscita ad essere.

Ora qualche parola su chi fa informazione in questo campo. La categoria dei giornalisti è già sufficientemente vituperata e da queste pagine non verrà ulteriormente gettata loro addosso la croce. Chi legge su un giornale o ascolta in TV un'intervista in cui la Gardini delinea la sua "storia dell'orrore", fatta di soprusi, estorsioni, violenze e truffe, morte della figlia inclusa, non ha gli strumenti per valutarne l'attendibilità. Un giornalista avrebbe invece il dovere deontologico di verificare le fonti. Ma viviamo tutti sullo stesso mondo, e non ci si deve sorprendere se rivendono al pubblico notizie non controllate e contribuiscono alla creazione di un falso martire. L'audience domina su tutto, e per un'intervista alla vittima di turno non dobbiamo aspettarci che svolgano una ricerca sulla veridicità dei fatti.

Una valutazione più critica spetta invece agli autori dei due libri qui ripetutamente citati: C. Boschetti e A. Laggia.

Laggia scrive che "I miei anni in Scientology" è il "compendio di lunghe ore di conversazioni", che hanno avuto inizio "in un soleggiato pomeriggio di agosto del 2006" e sono "proseguite nei mesi successivi". Si farebbe torto alla sua intelligenza ipotizzare che non si sia reso conto delle incongruenze, delle contraddizioni e dei cambi di versione che costellano il libro. Si farebbe torto alla sua intelligenza ipotizzare che non si sia reso conto che "Puccy, donna forte e disincantata e, a un tempo, debole e remissiva" non è credibile, perché "la storia allucinante" che Puccy racconta non regge nemmeno a un esame superficiale.

Non servono lunghe ore di conversazione per accorgersi delle tante affermazioni insensate che abbiamo visto in queste pagine. Per cui se non è una excusatio non petita, appare quasi uno sberleffo il panegirico che Laggia mette nell'introduzione:
"Il primo quotidiano a parlare di lei è La Repubblica. Subito dopo se ne occupano i settimanali Oggi e Famiglia Cristiana. E poi ancora Canale 5 con il Maurizio Costanzo show, Rai Uno, Rai Educational, La 7 e molte alte testate giornalistiche. E mai una volta il racconto della sua esperienza è stato contestato o messo in discussione."
Un giudizio negativo merita anche il "Libro nero delle sette in Italia", che dedica una ventina di pagine alla storia della Gardini. Alle critiche che questa storia merita, ne vanno aggiunte delle altre. È bastato leggere le prime pagine per riporlo nello scaffale tra "Gli extraterrestri torneranno" di Erich von Däniken e "Astronavi sulla preistoria" di Peter Kolosimo. Per dare un'idea dell'autorevolezza di questo libro inchiesta, basti un esempio: per dimostrare la pericolosità delle sette, l'autrice riporta la testimonianza di un padre che accusa un presunto guru che secondo lui "adescò mio figlio quando aveva pochi mesi" (1).


Postfazione

Un adescamento davvero sbalorditivo: "quando aveva solo due anni, mi resi conto che era stato plagiato". Il plagio (2) viene segnalato ai servizi sociali e all'autorità giudiziaria, ma è una segnalazione che "nessuno prese sul serio". Chissà perché.

Superati i confini dello scandalismo, viene da chiedersi come sia possibile mettere il proprio nome su un libro simile.

In merito a questa incredibile vicenda, c'è un aspetto comico da aggiungere. A denunciare il miracoloso adescamento è Aldo Verdecchia, che in seguito ha creato l'associazione "Giù le mani dai bambini", una associazione "sorta per contrastare organizzazioni di pedofili e sette religiose di plagiatori". In pratica, l'immancabile gruppo anti-sette, che forte della propria competenza dovrebbe aiutare noi ignari cittadini a difenderci da truffatori, ciarlatani e imbroglioni vari. Succede però che l'esperto di truffe viene proditoriamente truffato da un tizio che fingendosi un funzionario dei servizi segreti, promette finanziamenti a fondo perduto e inguaia economicamente il nostro esperto.

La comica situazione assume toni parossistici quando, pochi giorni dopo avere sporto denuncia, anziché starsene con le pive nel sacco in attesa che la gente dimentichi, il gabbato dirama un comunicato stampa con cui smaschera la scellerata tresca di "alcuni soggetti che si erano infiltrati nella nostra associazione".

Nessuno si illuda che un comune truffatore (di cui si conosce un'altra denuncia per un fatto analogo) possa abbindolare il fondatore Presidente. Solo un oscuro complotto può avere le potenzialità per inserire nella sua associazione questi infingardi "infiltrati", le cui motivazioni "sono all'esame dell'Autorità Giudiziaria".

Poiché in questo capitolo si è parlato di associazioni anti-sette, sentiamo cosa ha da dire in merito il Sig. A. Verdecchia, fondatore di un'associazione nata per "contrastare organizzazioni di pedofili e sette religiose di plagiatori":
"forte della mia esperienza, constato che i pedofili spesso fondano associazioni contro la pedofilia e i plagiatori associazioni contro il plagio" (Il Giornale, 17-10-2004)

Olé!


Note

1) Per umana pietà, in origine questo capitolo terminava nel punto in cui è inserita questa nota, senza riportare il nome di chi ha denunciato l'improbabile adescamento, né quello della sua associazione.
Successivamente, sul sito del CESAP mi sono imbattuto nel comunicato stampa che parla degli "infiltrati", il che indica che per salvaguardare la reputazione sua e del suo gruppo, A. Verdecchia stesso ritiene opportuno diramare quel bislacco comunicato, e il CESAP di Lorita Tinelli (consorziata con Verdecchia nella guerra alle "sette" e ai pedofili tramite il "Forum delle associazioni antisette") anziché tentare di dissuaderlo glielo pubblica.
A quel punto, mantenere il riserbo su un episodio che i diretti interessati si adoperano per divulgare, diviene un riguardo del tutto inutile. È quindi in osservanza alla loro volontà di far conoscere quei fatti che è stata aggiunta la postfazione.

2) Nell'intervista a Il Giornale, Verdecchia ci informa che il plagio venne messo in atto nientemeno che da "una setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, collusa con autorità giudiziarie, politiche e religiose". Non precisa però se si tratta della SPECTRE.