sabato 28 febbraio 2015

La danza macabra di Scientology - cap. 6

Nel capitolo precedente abbiamo appurato che sostenere che il Narconon fosse un'associazione con scopi filantropici dedita ai "soggetti fragili" è una fesseria. Ne era consapevole ("evidentemente") la stessa dirigenza di Scientology che in una direttiva ordina:
Coi Narconon mettiti in buona COM [buoni rapporti]. Con tutti i CO [Comanding Officer] fai in modo di collaborare bene perché i Narconon sono una MINIERA D’ORO.
Nel caso non fosse sufficientemente chiara quale sia l'interpretazione autentica da dare a questa raccomandazione, ce lo chiarisce un altro documento che si conclude con un perentorio:
questo è tutto per quanto riguarda i Narconon.

N.B. Non trascurarli MAI MAI MAI perché anche come GI [incassi lordi] sono il pozzo di San Patrizio, NON FINISCE MAI. (rinvio a giudizio, pag. 745)
Comunque, che si tratti di miniere o di pozzi, quando Maffia esprime il suo giudizio sull'intervento dell'Autorità Giudiziaria siamo nel campo delle opinioni, per cui ha pieno diritto di considerarlo un sopruso. Non la pensano così però i tanti che presentarono quegli esposti e denunce, che nel 1986 dettero l'avvio all'inchiesta giudiziaria (anche se la loro opinione non conta perché non sono degli esperti come il giornalista Maffia). Soprattutto non la pensa così quel testimone che Maffia ha chiamato a confermare la sua apologia e che invece lo sta sbugiardando su tutto: il maxiprocesso, la cui opinione invece conta di più di quella di Maffia.

Se apriamo la sentenza d'appello a pagina 133, vedremo (sempre che leggere una pagina non sia troppo faticoso per gli studiosi di NMR) che il processo ha ritenuto dimostrato che:
1) operatori diversi in centri diversi hanno utilizzato questo inganno [assicurare la certezza del recupero della tossicodipendenza] per reclutare altri ospiti paganti, non indietreggiando nemmeno di fronte ad una sorta di ricatto morale (“per la vita di un figlio non si ha diritto di badare a spese” [...]

2) che l’accoglienza di un nuovo ospite nei centri prescindeva completamente dal benessere del drogato e dalla volontà di recuperarlo, viste l’organizzazione e la scarsa professionalità degli operatori; si tendeva, inoltre, a non avvertire le famiglie, in caso di fuga dai centri dei loro congiunti [...] e ad attribuire la colpa dei frequenti insuccessi al tossicodipendente [...]

3) che l’attività degli operatori era sostanzialmente incentrata sul problema delle buone statistiche, nel senso di conseguimento di maggior introiti per l’organizzazione [...]

Se quindi si considera che in modo generale e diffuso si traevano in inganno i familiari dei tossicodipendenti sulla bontà di una cura, che non presentava i requisiti della serietà per il modo in cui veniva attuata; se poi si aggiunge che questo inganno doveva portare ad esborsi rilevanti [...] (appello, pag. 133)
Ricordo che a fronte di questa situazione degenerata, Camillo Maffia considera "l’improvvisa irruzione delle forze dell’ordine" un abuso dell'Autorità Giudiziaria.

Attenzione però, perché non è che dirigenti e operatori dei Narconon siano stati condannati per un generico modus operandi. Le condanne furono emesse a seguito di specifici crimini individualmente compiuti.

Prendiamo per esempio il capo d'imputazione 32 (appello, pag. 270). La responsabile del Narconon di Ronago (Como) spiega ai genitori di un tossicodipendente che con il metodo Narconon "sulle cicatrici delle siringhe non sarebbero state poste delle pezze, ma sarebbero state saldate". Una similitudine brillante, che persuade i genitori a dare inizio al trattamento. Però dopo due mesi c'è un inghippo: al bravo saldatore serve un aiutante, ossia il corso di Scientology denominato "Accademia". Costo: 13 milioni.

Poco dopo i genitori vengono informati che della collaborazione di quel corso, l'infallibile metodo Narconon non se ne fa un tubo: il metodo funziona "soltanto con delle sedute di ‘auditing’" di Scientology. Costo 33 milioni. La madre si mostra perplessa, ma il capo della Divisione 2 della Chiesa di Scientology di Milano, "M. No.", ha pronta la soluzione che conosciamo già: la sordida genitrice viene liquidata rinfacciandole di tenere più al denaro che alla vita del figlio, e al padre viene assicurata la garanzia "soddisfatti o rimborsati". Soprattutto viene garantito "che il ragazzo sarebbe stato seguito dai membri dello staff (e ciò per rassicurare *** [il padre], che era preoccupato di lasciare il figlio tossicodipendente da solo e senza controllo in una città come Milano)".

Il milionario assegno viene firmato, ma le cose non cambiano: il ragazzo continuava ad essere "abbandonato a se stesso e continuava a drogarsi". "Sembra impossibile" esclamerà sorpreso l'esperto indignato, perché il Narconon vanta "la capacità di offrire un percorso di riabilitazione funzionale". Strano.

Epilogo: vengono pagate altre ore di auditing, il ragazzo raggiunge lo stato di clear (una condizione di semidio) ma continua a drogarsi, per cui accortisi di aver "speso circa 100 milioni di lire" inutilmente, i genitori portano il figlio in un'altra comunità, seguito da operatori specializzati (e non da altri tossicodipendenti incompetenti) e viene chiesto il rimborso (che viene negato); da qui la denuncia.

Il reato è truffa aggravata. I condannati sono 3: "M. No.", "N. Ri" e "I. Pa." Oltre ai consueti "ignoti".

Il capo 33 (pag. 271) è simile al precedente. Qui abbiamo una madre che è una collaboratrice domestica, a cui fanno spendere 8 milioni per il Narconon, ma anche qui serve l'auditing che aiuti il saldatore: altri 23 milioni (prestati "da parenti, da amici e anche dal suo datore di lavoro"). "Sembra impossibile", dirà perplesso il bravo esperto, ma il ragazzo continuava a drogarsi, fintantoché la madre "era riuscita a mandare il ragazzo in una comunità, dove erano poi riusciti a farlo effettivamente uscire dal tunnel della droga." Anche qui il reato è truffa aggravata, e i colpevoli sono sette tra dirigenti e operatori, con la partecipazione dei soliti "ignoti".

Il capo 36 (pag. 280) riguarda gli addetti della Chiesa di Scientology di Roma che a un padre "avevano assicurato che con il loro metodo il ragazzo sarebbe stato recuperato con certezza". Primo versamento di 27 milioni per l'auditing di Scientology, ma benefici non se ne vedono e il ragazzo continua a bucarsi. Viene quindi "mandato nel centro Narconon di Castelmadama; ma ["sembra impossibile"] il ragazzo si era immediatamente accorto che in quel centro, di cui erano responsabili una certa M** ed un tale E**, tutti assumevano droga, sia i ricoverati sia i membri dello staff, ed era perciò scappato".

Più interessante il capo 38 (pag. 273), dove incontriamo un vecchio amico, quel "M. Pa." che si autodefiniva un "venditore duro" e, vantando un palmares di condanne per truffa e circonvenzione d'incapace, è ora il direttore del CCDU, il comitato di Scientology che afferma di occuparsi di diritti umani criminalizzando la psichiatria (e chi meglio di un veterano della truffa e della circonvenzione per tutelare i diritti dei cittadini). Ai genitori di un tossico "M. Pa." assicurò che il figlio "avrebbe potuto uscire con sicurezza dalla tossicodipendenza e sarebbe stato in grado di studiare". Solita paccata di milioni (oltre 40) e conclusione degna di una storia in cui il nostro eroe è il protagonista principale: il ragazzo muore per overdose (mentre era staff dopo avere "terminato" il Narconon).

Capo 37 (pag. 312). Qui abbiamo un caso esemplare: il mirabile Narconon, che "vanta la capacità di offrire un percorso di riabilitazione funzionale", non produce effetti. Gli si affianca un corso di Scientology (7 milioni), dopo di che per far funzionare l'infallibile Narconon più l'infallibile corso di Scientology serve l'auditing (di Scientology), affinché il figlio tossico diventi clear. Ventimilioni (a cui ne seguirono altri), per i quali il solito "M. No." garantisce alla madre "al cento per cento che, se [il figlio] avesse ricevuto ‘auditing’ e fosse stato attestato come ‘clear’, avrebbe risolto per sempre i problemi di droga". "Sembra impossibile", borbotta l'esperto in materia, ma "benché fosse diventato nel frattempo ‘clear’ [oltre che staff], continuava a bucarsi".

Finché morì, con gran sollievo del Narconon e della Chiesa di Scientology di Milano, che riuscirono a togliersi di torno l'imbarazzo di un clear più sforacchiato di un colapasta. Qui la condanna è per circonvenzione d'incapace.

Inusuale il capo 39 (pag. 282). La particolarità di questo caso riguarda la quantità dei personaggi chiamati a comporre una solenne scena corale: 21 condannati per truffa (ai danni di 54 parti lese). E poiché quello competente ci ha informati che "tutti i principali imputati" sono stati "assolti da ogni capo d’accusa", tra i condannati troviamo l'intero vertice nazionale del Narconon, oltre ai responsabili di vari centri Narconon. In particolare troviamo "G. Za.", già Public Executive Secretary di Brescia e poi massima autorità della Lega per la Civiltà Libera dalla Droga (ossia l'organo di Scientology che presiede e coordina i Narconon), e "F. Ca.", "A. Ca." e "C. Me.", ossia i responsabili della Futura srl, così strettamente legata alla Lega da condividerne la sede e l'utenza telefonica. Tutti ritenuti colpevoli anche dei capi 32, 33, 36, 37, 38.

A proposito del fatto che il "Narconon vanta la capacità di offrire un percorso di riabilitazione funzionale senza far ricorso né ad altre droghe, né agli psicofarmaci", c'è un aneddoto divertente. Un avvocato difensore chiamò a deporre "numerosi" testimoni affinché confermassero l'efficacia del metodo Narconon. Il risultato fu comico; ecco come viene riassunto nella sentenza:
a) nei numerosi casi allegati dall’avv. V. ben poche risultano le affermazioni che il congiunto era riuscito a disintossicarsi;
b) la F. [operatrice di un Narconon] ad esempio ha precisato che nove su dieci riprendevano ad assumere sostanze stupefacenti (appello, pag. 128)
Perfino i testimoni pro Narconon ammettono (congiuntamente ad alcuni degli stessi imputati) che il Narconon non riabilita un bel niente.

Resta da citare il capo d'imputazione 43, abuso della professione medica. In questo caso, non siamo di fronte a singole condotte criminose quali le truffe e le circonvenzioni che conosciamo già. Si tratta infatti di un reato riconosciuto a 71 dei 75 imputati, indifferentemente appartenenti alle Org di Scientology o alle comunità Narconon, comuni operatori o alti dirigenti che fossero. Questo perché ad essere riconosciute come illegali sono le pratiche scientologiche stesse, e non una loro distorta applicazione:
  1. l'auditing e il Purification Rundown somministrati nelle Chiese di Scientology;
  2. l'alter ego del "Purification", ossia il "percorso di riabilitazione" del Narconon.
Il maxiprocesso ha condannato come illecito l'auditing perché avendo:
lo scopo di restimolare gli ‘engram’ per rimuoverli, in quanto ostacoli per la personalità di ognuno, [le sedute di auditing] erano frequentate da soggetti con problemi [...] dunque è inammissibile che degli incompetenti, come i membri dello staff, potessero accostarsi a tali soggetti e intromettersi nei recessi della loro psiche, sia pure col pretesto di un aiuto spirituale, ma in realtà di svolgere un trattamento psicologico del tutto avventuristico, per i possibili danni cagionabili (appello, pag. 174)

Attenzione però perché questa non è una determinazione della Corte d'Appello di Milano del 1993, bensì la motivazione della Corte d'Appello di Bologna del 1990, che confermava le condanne per abuso della professione medica (e truffa e circonvenzione) erogate dal Pretore di Modena l'anno precedente (condanne confermate nel '92 dalla Cassazione). È quel processo che Maffia ha dimenticato di citare nel suo articolo (ma forse l'ha tralasciato per semplicità espositiva, dato che gli sarebbe bastato sostenere che anche quel processo si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati).

Poiché le condotte giudicate dal Pretore di Modena nel 1989 sono del tutto simili a quelle inerenti il maxiprocesso, nel 1993 i giudici d'appello milanesi non potevano che fare loro la valutazione della Corte di Cassazione del '92 (mostrando comunque di condividerla), la quale condannò gli imputati perché fu promessa:
la soluzione o guarigione dei loro mali fisici o psichici o del loro malessere esistenziale, ovvero un ‘miglioramento della mente' con una attività di ‘stimolazione del cervello' il tutto attraverso una ‘terapia' e non con l’adesione ad un credo religioso, per come fu da tutti percepita l’offerta
Una valutazione che verrà valutata anche dalla Suprema Corte nel '95, ottenendone il placet:
In aderenza al principio giurisprudenziale sopra esposto, e fornendo ulteriori argomentazioni, pienamente condivise da questa Corte, i giudici di secondo grado [di Milano] hanno dimostrato che l'attività svolta dagli operatori di Scientology, con riferimento alle dette sedute di "auditing" e di "purification", - laddove sono state sottoposte al trattamento persone malate - rientra perfettamente negli schemi del delitto di esercizio abusivo della professione sanitaria; [...] né è di alcuna importanza che gli adepti di Scientology possano attribuire alle sedute di "auditing" e di "purification" una valenza esclusivamente religiosa.
Altrettanto netta l'opinione dei giudici bolognesi, fatta propria dalla Corte di Milano, riguardo al Purification Rundown e al suo eteronimo, il metodo Narconon. Ecco come la decisione dei giudici felsinei viene citata nel maxiprocesso di Milano:
Di conseguenza, dopo aver fatto presente che “qualunque farmaco o sostanza estranea somministrata senza necessità terapeutiche e senza prescrizione medica su un terzo, costituisce abuso”, concludeva che il somministrare vitamine in misura così ingente doveva evidentemente essere inteso per un effetto terapeutico; quindi il farle assumere era una terapia effettiva, anche se abusiva.
Analoghe conclusioni formulava per la pratica delle saune ultraprolungate, che causavano reazioni varie nei pazienti [...] ribattendo ai rilievi di un difensore, secondo cui gli Scientologi erano avversati dalle strutture ufficiali, perché avevano intaccato i monopoli tradizionali della cura dello spirito e della mente, con l’osservazione che queste considerazioni sociologiche non erano sufficienti “a far apparire lecite delle pratiche che contrastano non già con ‘monopoli', ma con le aree di attività riservata per legge ai professionisti abilitati dallo Stato e ciò per la tutela irrinunciabile del ‘diritto alla salute' dei cittadini”. (appello, pag. 175)
È interessante notare che, come per Maffia, anche per Scientology il processo di Milano sarebbe nulla più di una persecuzione inflitta dall'immancabile complotto. Ma mentre per Maffia le trame anti-Scientology sarebbero ordite dal Palazzo, Scientology indica degli autori che con il potere istituzionale non c'entrano niente: i "monopoli tradizionali". Che si tratti della "setta" Scientology (che accusa Big-Pharma), dell'antisette Maurizio Alessandrini (che smaschera i satanisti), o dell'anti-antisette Camillo Maffia (che denuncia il connubio politico-giudiziario), la mentalità non cambia: ognuno ha sempre pronta una confezione in scatola dei suoi poteri occulti preferiti, che tramano sui nostri destini.

Se prima di rivelarci la Verità si mettessero d'accordo, eviterebbero di smentirsi a vicenda, però così è più divertente: sembra il mondo incantato del Fantabosco (e non a caso troviamo il complottismo nello stesso reparto del paranormale, ufologia eccetera).

Anche qui c'è una curiosità da segnalare. Riguarda la natura dell'auditing e del Purification-Narconon, che per Scientology sarebbero "consulenze pastorali", mentre per due corti d'Appello e due Corti di Cassazione sono pratiche terapeutiche. È un aneddoto che dimostra come il mentire sia usuale per gli adepti di Scientology, di qualsiasi livello, i quali ricorrono all'inganno non solo per raggirare individui deboli o genitori disperati:
È poi particolarmente illuminante la condotta del "M. Pa." [il "venditore duro"], il quale ha sostenuto al dibattimento di non essersi mai espresso in termini medici. Tale tecnica è stata del resto usata da tutti gli imputati, i quali, nel corso del processo davanti al Tribunale, hanno cambiato totalmente il loro linguaggio, usando generalmente termini come “consulenze pastorali o ministri”, parole che non comparivano invece nelle dichiarazioni da loro rese davanti al G.I., [...]
Ma il "M. Pa."si è contraddistinto per qualcosa di più: avendo, infatti, negato l’uso di espressioni mediche, ha ipotizzato che questi termini, che si leggevano invece nel suo interrogatorio in istruttoria, fossero stati in qualche modo elaborati dal magistrato nella verbalizzazione. Ma questa ipotesi è poi naufragata di fronte ad una sua lettera, scritta al pubblico ministero, in cui egli aveva ripetutamente usato la parola ‘terapia'. Dunque si prometteva una guarigione, attraverso una terapia, che consisteva, specialmente all’inizio del trattamento, nelle sedute di ‘auditing’ ovvero nel programma di ‘purification’ (appello, pag. 178)
Complimenti all'integrità morale dell'astuto "M. Pa." E complimenti al resto della banda, che conferma di essere "il gruppo più etico del pianeta", perché ciò che noi non scientologi (e quindi esseri degradati) chiameremmo un pervicace ricorso alla menzogna, non è per niente un raccontare falsità: in Scientology si persegue "il maggior bene per il maggior numero di dinamiche", e poiché il maggior bene per l'umanità è Scientology, tutto ciò che avvantaggia Scientology è un bene per tutti. Per cui è virtuoso - e reso obbligatorio dalle direttive interne - dare "una verità accettabile" (© Hubbard) ai genitori di un tossico oppure a un minorato mentale per un tornaconto economico; dare "una verità accettabile" ai giornalisti per avere buona stampa; dare "una verità accettabile" agli studiosi di Nuovi Movimenti Religiosi per essere riconosciuti come religione; dare "una verità accettabile" agli attivisti dei diritti umani per venire accettati come alleati nella difesa di quei principi che Scientology calpesta con crudeltà. Verità accettabili che qualcuno, nel suo italico candore di giornalista, studioso o attivista, si compra con entusiasmo affinché la giustizia trionfi. Complimenti anche a loro.

L'improvvisa chiusura

In merito al Narconon, nell'articolo di Maffia ci sono altre affermazioni che faranno ridere i lettori non esperti di "libertà e diritti" (o le troveranno avvilenti, dipende dall'umore). Partiamo da "In Italia la vicenda Narconon inizia con l’improvvisa chiusura dei centri ad opera del giudice Mulliri negli anni Ottanta", che è come dire che la vicenda Schettino inizia con l'improvviso "Salga a bordo cazzo!" del cap. De Falco.

Il provvedimento di perquisizione e sequestro firmato dal giudice Mulliri è del dicembre 1986, ma le vicissitudini del Narconon erano iniziate molto prima. Nel gennaio 1986 la Regione e il Sindaco ordinano lo sgombero per gravi carenze igienico sanitarie e strutturali al Narconon di Civitella di Romagna. Ancora prima di Civitella era stata ordinata la chiusura dei centri Narconon di:
  • Prazzo
  • Prata di Pordenone
  • Ronago
  • Osnago
  • S. Grato
Sempre precedenti all'ordinanza dell'Autorità Giudiziaria di Milano, ci sono poi i procedimenti penali instaurati a seguito del decesso di ospiti nei centri di Narconon Pallare, di Montesagale e di Castelnuovo. Ma non era solo il Narconon ad attirare l'attenzione delle autorità: ogni sede di Scientology era gravata da contenziosi legali. Si consideri che le ipotesi di reato contestate nel rinvio a giudizio sono il frutto di una scelta "minimalista" (1) che ha selezionato solo alcuni episodi "fra centinaia di denunce, querele, esposti e dichiarazioni testimoniali" (rinvio a giudizio, pag. 379). Cernita che ha escluso dalla fase istruttoria una grande quantità di ipotesi criminose perché "coperte da cause di estinzione del reato (prescrizione ed amnistia)", oppure per mancanza di querela di parte.

L'indottrinamento e lo spillare soldi

Un'altra affermazione di Maffia da prendere in esame è: "i centri Narconon sono ovunque descritti come luoghi in cui i tossicodipendenti vengono "indottrinati" dalla "setta", che spilla soldi alle famiglie, per convertire i loro figli". Secondo Maffia questa sarebbe una falsità usata per denigrare un gruppo oggetto di un'infame persecuzione. Ma che il Narconon sia una delle porte d'entrata di Scientology, lo si desume facilmente da quanto abbiamo visto in questo e nei precedenti post, tuttavia lascio come sempre la parola al testimone prediletto di Maffia, il maxiprocesso, che come al solito lo smentisce:
i centri Narconon costituivano una sicura base dalla quale spingere i tossicodipendenti, dopo un periodo di ricovero nel centro stesso, a seguire i ben più costosi corsi di dianetica, con la prospettazione che soltanto con questo ulteriore programma avrebbe potuto completarsi la disintossicazione, anche dal punto di vista psicologico, benché una simile prospettiva non fosse stata assolutamente nemmeno ventilata dagli operatori nel momento iniziale, in cui si faceva, invece, apparire il ricovero nel centro come il mezzo necessario e sufficiente per superare la tossicodipendenza (appello, pag. 137)
In merito all'indottrinamento, sul sito Allarme Scientology è pubblicata un'interessante testimonianza, "Carne cruda: esperienza al centro Narconon Astore", peraltro particolarmente piacevole da leggere. Se invece vogliamo attenerci alle prove documentali, vanno ricordate quelle direttive viste nel capitolo precedente in cui la dirigenza di Scientology ricorda come i Narconon siano una "una MINIERA D'ORO", un "pozzo di San Patrizio, NON FINISCE MAI", e per questo l'operatore di Scientology incaricato dei Narconon deve "Non trascurarli MAI MAI MAI". Per cui è palese che i Narconon siano stati fondati - rileva ancora il testimone chiave di Maffia - per:
colmare quella lacuna, manifestatasi nell’attività di Scientology, rispetto a tanti possibili nuovi utenti (quali le schiere di tossicodipendenti, accompagnati dai loro dolenti familiari) e quindi per portare ulteriori rilevantissimi introiti, evidentemente anche all’organizzazione ‘madre’ (ibid., pag. 135).
Portare "nuovi utenti" e "rilevantissimi introiti", le uniche cose che interessano a Scientology. Infatti oltre alla miniera d'oro delle rette mensili del Narconon, come abbiamo già visto nel capitolo precedente i clienti venivano poi persuasi a comprare i corsi e l'auditing di Scientology, con i quali completare il percorso di recupero del Narconon. Una persuasione aiutata dall'obbligo di acquistare numerosi libri di Scientology già all'ingresso dell'ospite nella comunità, quando l'unico problema dovrebbe essere affrontare l'astinenza.

Questi libri hanno una particolarità che evidenzia come la Chiesa di Scientology sia consapevole di stare utilizzando un sotterfugio scorretto: benché insegnino esattamente gli stessi principi e tecniche insegnati nelle Org di Scientology, in essi non c'è mai alcun riferimento a Scientology, il cui nome non compare mai. Si tiene così nascosto che ciò che viene inculcato negli ospiti dei Narconon è una dottrina religiosa.

Il tragico abbandono

Per ultimo vediamo nuovamente l'inverosimile "tragico abbandono di centinaia di tossicodipendenti in crisi d’astinenza lasciati a vagare nelle campagne dopo l’arrivo delle forze dell’ordine" (enfasi nell'originale). L'amara ironia insita in questo patetico grido di dolore, è già stata evidenziata qui e qui, ma trovo così ridicolo questo espediente retorico di Maffia, che non riesco a trattenermi dall'infierire, nonostante sia un dato acquisito che sono proprio i dirigenti del Narconon gli unici dotati della crudeltà di abbandonare persone sofferenti. Eccone un'ulteriore dimostrazione, fornita come sempre dalla sentenza del processo di Milano:
Si può chiudere questo esame con il disperato atto di accusa (datato 17.11.85) di ***, padre di un ragazzo tossicodipendente, che dopo aver frequentato per un anno i centri Narconon e l’istituto di Dianetica a Milano, dove aveva conseguito il grado di ‘clear’ (“con immensi sacrifici e debiti fatti da me”), era “tornato in piazza a bucarsi”; alla richiesta di poter rientrare nei Narconon era stata pretesa la preventiva dazione di altri 5/6 milioni, per cui il padre proseguiva dicendo: “ora siccome io non ho più un centesimo, anzi ho dei debiti da pagare, perché li ho fatti per darli a voi, mio figlio non è più potuto rientrare ... gli avete chiuso la porta in faccia”.
Concludeva, infine, dopo aver fatto presente che il figlio era “ancora per le strade, grazie a voi, ed un bel giorno lo troveranno morto su qualche panchina”, con questa considerazione: “però quello che maggiormente fa schifo è il fatto che voi quando dovete convincere, o prendere dei soldi, tempestate di telefonate, anche di notte, però come in questo caso, che un ragazzo ha bisogno di aiuto e della vostra collaborazione, lo lasciate morire in mezzo ad una strada”
(appello, pag. 89)
Certo, essendo un esperto Maffia sa quello che dice, per cui come non indignarsi insieme a lui quando chiede che al Narconon si conceda "quantomeno la dignità di posti in cui, evidentemente, si cerca di prendersi cura di soggetti fragili"? (L'enfasi - come sempre - è conforme all'originale).

Epilogo

Ci sarebbe anche la frase "le connessioni [del Narconon] con Scientology derivano dal fatto che il metodo Narconon nasce dal lavoro di un detenuto ecc.", ma è già stata trattata nel primo post, ed è una tale fesseria che non vale la pena perderci altro tempo (2), per cui passo direttamente al pistolotto finale, così concludiamo e ci leviamo la questione Narconon dai piedi.

Come ho già precisato a proposito di Scientology, anche in merito al Narconon intendo chiarire che con questi post non è mia intenzione demonizzarlo:
  1. non ne auspico la chiusura (o che vengano bannati come ha chiesto una persona in evidente stato confusionale);
  2. non mi indigna che i Narconon fruiscano di soldi pubblici;
  3. non mi disturba che gli ospiti vengano "indottrinati" e convertiti;
  4. né che vengano pretese "donazioni" milionarie.
Se non si commettono reati, ognuno ha il diritto di esigere (e la controparte di pagare) le somme che gli pare; chi protesta sta solo mostrando la sua invidia per l'abilità di Hubbard di fare soldi. Per quanto riguarda l'indottrinamento, ognuno ha il diritto di insegnare (o di abbracciare) ciò che vuole, tanto più quando si considera normale credere a superstizioni ben più illogiche e contraddittorie, basate su ingenue mitologie antiche. Riguardo ai primi due punti, esercitano liberamente e ricevono finanziamenti pubblici comunità che forse sono anche peggiori dei centri Narconon, dove almeno nessuno è mai stato aiutato a buttarsi dalla finestra in un disperato tentativo di fuga (3).

Tuttavia, benché il Narconon non sia "la peggiore delle comunità possibili", e non auspichi idiozie da Centro Studi Acconciatore Pino come quella di bannarli, tutto questo nell'opinione di chi scrive non assolve il Narconon il cui modus operandi non può andare esente "da giudizi del tutto critici e negativi sotto il profilo morale ed etico" e non ne cancella i disgustosi reati perpetrati ai danni di persone deboli o disperate.

Trovando quindi immorale la santificazione del Narconon a eroico benefattore civile sancita da Maffia nel suo apologetico articolo, con questi post intendo unicamente mostrare il grado di credibilità di chi si è votato a un sistema di riferimento ideologico, e l'autorevolezza di quegli studiosi che ne sostengono e pubblicizzano su Twitter i proclami. Opinionisti da talk-show che emettono il loro parere IVA compresa, per spiegare a noi profani da educare dove sta il bene e dove il male.

Non saprei dire se l'ipotetica buona fede - se qualcuno si sente di concederla - di questi giornalisti e studiosi possa essere un'attenuante. Decida il lettore.

(continua)


Note:

1) "non si deve, infine, sottacere che la pubblica accusa, nell’esercitare l’azione penale, ha operato una scelta cosiddetta ‘minimalista', configurando ipotesi delittuose soltanto in quei casi in cui vi era una eclatante violazione della legge penale" (appello, pag. 114).

2) Chi fosse interessato può trovare una esaustiva dimostrazione che il Narconon è "solo un aspetto dell’attività" di Scientology nel capitolo "G) I rapporti con Scientology" (pagina 134) della sentenza d'appello. Tesi confermata dalla Corte di Cassazione del 1995 ("nonché sui vari centri Narconon, legati come si è cennato all'associazione") e da quella del 1997 ("alla cosiddetta Chiesa di Scientologia o ad Istituti della stessa").

3) E dove nessuno subisce molestie sessuali, nessuno viene incatenato all'interno di una porcilaia, non c'è una stanza adibita ai pestaggi, e non sono definibili lager.